La difesa antiparassitaria.
Per il controllo di questi parassiti sono diversi i prodotti fitosanitari che possono essere efficaci in viticoltura biologica. Quello maggiormente utilizzato è il Bacillus thuringiensis nonché la lotta con modificatori di comportamento (confusione sessuale).
Il Bacillus thuringiensis agisce per ingestione e per contatto sulla coltura; è fondamentale che il grappolo sia ben esposto all’azione dell’atomizzatore e che quest’ultimo sia in perfetta efficienza;migliora l’efficacia del prodotto antiparassitario l’aggiunta di zucchero per 5-6 kg/ha. In alcuni importanti comprensori viticoli, in aziende con impianti superiori all’ettaro, il metodo della confusione sessuale ha dato risultati soddisfacenti, se ben coadiuvato da una qualificata assistenza tecnica.
Le principali malattie fungine della vite.
Plasmopara viticola - Peronospora
Questa malattia,a causa della sua elevata capacità distruttiva,rappresenta una costante minaccia per la coltura in tutte le aree viticole italiane, anche se i maggiori pericoli si incontrano nelle regioni settentrionali, in cui le condizioni pedoclimatiche sono complessivamente più favorevoli al ciclo biologico del patogeno.
Questo è ,infatti,fondamentalmente condizionato dalla disponibilità di acqua, che influisce positivamente nelle diverse fasi del ciclo, determinando con la sua entità e distribuzione il livello di aggressività della malattia. La peronospora della vite è stata uno dei primi casi fitoiatrici oggetto di una gestione guidata attraverso la famosa “regola dei tre dieci”, che da oltre mezzo secolo viene praticamente utilizzata in Italia e ha fornito un contributo sostanziale alla razionalizzazione della difesa.
Come è noto, la “regola dei tre dieci” considera probabile un’infezione primaria quando, in presenza di vegetazione suscettibile (differenziazione degli stomi, corrispondente a uno sviluppo dei germogli prossimo a una lunghezza di 10 cm), si verifica una pioggia di almeno 10 mm e la temperatura ha raggiunto o superato i 10°C.
Sulla base dell’andamento delle temperature nei giorni successivi alla supposta pioggia infettante è, quindi, possibile prevedere la data di possibile evasione, in modo da posizionare il trattamento poco prima della fine del periodo d’incubazione, allo scopo di impedire successive infezioni secondarie (Goidanich et al.,1957).
Uncinula necator - Oidio o mal bianco.
Come la peronospora,è dotato di una elevata capacità distruttiva sulla produzione ed è complessivamente in Italia una malattia ancora più pericolosa a causa della diffusione territoriale pressoché generalizzata nelle regioni centro-meridionali ed anche in molte aree settentrionali.
Ciò è dovuto alle caratteristiche biologiche del patogeno, che da un lato rendono le infezioni poco dipendenti dall’andamento climatico, favorendone l’insediamento nella maggior parte delle situazioni pedoclimatiche della viticoltura italiana, dall’altro gli conferiscono eccezionali capacità di perpetuazione e diffusione, rendendo notevolmente impegnativa la difesa.
Difesa dalla peronospora.
Nella gestione di questa malattia è opportuno considerare preliminarmente il livello di base di rischio peronosporico collegato alle caratteristiche pedoclimatiche dell’area in cui si opera. Gli ambienti più soggetti agli attacchi sono quelli situati nelle aree di pianura delle regioni settentrionali,dove le precipitazioni sono di norma più abbondanti e hanno un effetto favorevole più marcato sul ciclo biologico del patogeno, a partire dalla maturazione e germinazione delle oospore.
In tali ambienti la limitata disponibilità di antiperonosporici (in pratica il solo rame) può determinare difficoltà nella gestione della malattia nelle annate più piovose. Per contro nelle aree collinari del Nord e nelle maggior parte di quelle delle regioni centro-meridionali la difesa antiperonosporica della vite può essere gestita più agevolmente anche in agricoltura biologica. Le forme di allevamento, l’esposizione dei filari e la densità di impianto che permettono un maggior arieggiamento, una migliore esposizione dei grappoli all’aria ed alla luce sono le basi per poter gestire con efficacia sanitaria il vigneto. Pertanto è opportuno fare :
- la potatura al “verde”
- l’inerbimento
Difesa dall’oidio.
Da quando è comparso questo parassita in Europa a metà dell’800, il primo rimedio efficace è stato lo zolfo, e tutt’oggi continua ad essere il prodotto principale per la difesa in viticoltura biologica. I vigneti ben controllati, equilibrati, con forme di allevamento che garantiscono una buona esposizione alla luce dei grappoli ed interventi di potatura verde, risultano meno sensibili all’attacco dell’oidio. Un ulteriore aiuto al contenimento della malattia è dato da una equilibrata concimazione, soprattutto è importante non eccedere nella somministrazione di azoto e garantire una sufficiente disponibilità di potassio.
E’ importante predisporre una strategia di lotta all’oidio di tipo preventivo con i prodotti fitosanitari autorizzati in agricoltura biologica, per ridurre i danni diretti ed indiretti, quest’ultimi responsabili della penetrazione e dell’insediamento della botrite. Lo zolfo funziona in fase di sublimazione, pertanto le basse temperature e l’elevata umidità ne riducono l’efficacia. Lo zolfo polverulento (30-40 kg/ha) è ritenuto quello maggiormente efficace ed economico, ma a basse temperature (sotto i 15-17°C) non svolge bene la sua attività, inoltre è facilmente dilavabile in caso di pioggia.
Lo zolfo bagnabile agisce a temperature più basse di quello polverulento ed è normalmente utilizzato fino alla fine della fioritura. Dal 2000 è stato registrato un preparato a base di spore di Ampelomyces quisqualis, fungo antagonista degli oidi. E’ utilizzato per ridurre le fonti di inoculo ed i trattamenti sono normalmente posizionati in post-vendemmia, per l’attività sui cleistoteci svernanti ed in fase di germogliamento. Successivamente può integrare e/o alternare lo zolfo nella strategia di difesa da questa micopatia. Nelle aree a basso rischio, quelle più fredde ed umide, con frequenti precipitazioni, l’oidio è da considerare una malattia secondaria e pertanto lo zolfo o altro prodotto specifico sono utilizzati in miscela con i trattamenti per le altre malattie, se compatibili.
I prodotti fitosanitari:
Rame (Sali di).
E' un fungicida entrato a far parte della farmacopea agricola nel 1700. Ancora oggi conserva un posto di primaria importanza per la difesa delle piante da numerosi parassiti fungini. In agricoltura biologica sono ammesse ed autorizzate solo le seguenti forme:
Non sono “ammessi” dal Regolamento dell’Agricoltura biologica e pertanto non utilizzabili i prodotti a base di rame definiti solubili o sistemici, quali: peptidati, pentaidrati, acetati o tallami di rame, etc.
Zolfo.
Lo zolfo attualmente in commercio non arriva più dalle miniere, ma è un sottoprodotto della raffinazione del petrolio. E’ una sostanza anticrittogamica impiegata fin dal XIX secolo in frutticoltura e in viticoltura per combattere il “mal bianco”.
La polivalenza di azione e il ruolo fisiologico svolto nelle piante, uniti a caratteristiche quali il ridotto impatto ambientale e il basso costo, lo rendono un principio attivo estremamente importante in agricoltura. Nelle formulazioni è molto importante il grado di purezza, definita come assenza di Selenio, dannoso per l’uomo e gli animali. Gli zolfi in commercio sono purificati.
L’azione dello zolfo può essere:
Per il controllo di questi parassiti sono diversi i prodotti fitosanitari che possono essere efficaci in viticoltura biologica. Quello maggiormente utilizzato è il Bacillus thuringiensis nonché la lotta con modificatori di comportamento (confusione sessuale).
Il Bacillus thuringiensis agisce per ingestione e per contatto sulla coltura; è fondamentale che il grappolo sia ben esposto all’azione dell’atomizzatore e che quest’ultimo sia in perfetta efficienza;migliora l’efficacia del prodotto antiparassitario l’aggiunta di zucchero per 5-6 kg/ha. In alcuni importanti comprensori viticoli, in aziende con impianti superiori all’ettaro, il metodo della confusione sessuale ha dato risultati soddisfacenti, se ben coadiuvato da una qualificata assistenza tecnica.
Le principali malattie fungine della vite.
Plasmopara viticola - Peronospora
Questa malattia,a causa della sua elevata capacità distruttiva,rappresenta una costante minaccia per la coltura in tutte le aree viticole italiane, anche se i maggiori pericoli si incontrano nelle regioni settentrionali, in cui le condizioni pedoclimatiche sono complessivamente più favorevoli al ciclo biologico del patogeno.
Questo è ,infatti,fondamentalmente condizionato dalla disponibilità di acqua, che influisce positivamente nelle diverse fasi del ciclo, determinando con la sua entità e distribuzione il livello di aggressività della malattia. La peronospora della vite è stata uno dei primi casi fitoiatrici oggetto di una gestione guidata attraverso la famosa “regola dei tre dieci”, che da oltre mezzo secolo viene praticamente utilizzata in Italia e ha fornito un contributo sostanziale alla razionalizzazione della difesa.
Come è noto, la “regola dei tre dieci” considera probabile un’infezione primaria quando, in presenza di vegetazione suscettibile (differenziazione degli stomi, corrispondente a uno sviluppo dei germogli prossimo a una lunghezza di 10 cm), si verifica una pioggia di almeno 10 mm e la temperatura ha raggiunto o superato i 10°C.
Sulla base dell’andamento delle temperature nei giorni successivi alla supposta pioggia infettante è, quindi, possibile prevedere la data di possibile evasione, in modo da posizionare il trattamento poco prima della fine del periodo d’incubazione, allo scopo di impedire successive infezioni secondarie (Goidanich et al.,1957).
Uncinula necator - Oidio o mal bianco.
Come la peronospora,è dotato di una elevata capacità distruttiva sulla produzione ed è complessivamente in Italia una malattia ancora più pericolosa a causa della diffusione territoriale pressoché generalizzata nelle regioni centro-meridionali ed anche in molte aree settentrionali.
Ciò è dovuto alle caratteristiche biologiche del patogeno, che da un lato rendono le infezioni poco dipendenti dall’andamento climatico, favorendone l’insediamento nella maggior parte delle situazioni pedoclimatiche della viticoltura italiana, dall’altro gli conferiscono eccezionali capacità di perpetuazione e diffusione, rendendo notevolmente impegnativa la difesa.
Difesa dalla peronospora.
Nella gestione di questa malattia è opportuno considerare preliminarmente il livello di base di rischio peronosporico collegato alle caratteristiche pedoclimatiche dell’area in cui si opera. Gli ambienti più soggetti agli attacchi sono quelli situati nelle aree di pianura delle regioni settentrionali,dove le precipitazioni sono di norma più abbondanti e hanno un effetto favorevole più marcato sul ciclo biologico del patogeno, a partire dalla maturazione e germinazione delle oospore.
In tali ambienti la limitata disponibilità di antiperonosporici (in pratica il solo rame) può determinare difficoltà nella gestione della malattia nelle annate più piovose. Per contro nelle aree collinari del Nord e nelle maggior parte di quelle delle regioni centro-meridionali la difesa antiperonosporica della vite può essere gestita più agevolmente anche in agricoltura biologica. Le forme di allevamento, l’esposizione dei filari e la densità di impianto che permettono un maggior arieggiamento, una migliore esposizione dei grappoli all’aria ed alla luce sono le basi per poter gestire con efficacia sanitaria il vigneto. Pertanto è opportuno fare :
- la potatura al “verde”
- l’inerbimento
Da quando è comparso questo parassita in Europa a metà dell’800, il primo rimedio efficace è stato lo zolfo, e tutt’oggi continua ad essere il prodotto principale per la difesa in viticoltura biologica. I vigneti ben controllati, equilibrati, con forme di allevamento che garantiscono una buona esposizione alla luce dei grappoli ed interventi di potatura verde, risultano meno sensibili all’attacco dell’oidio. Un ulteriore aiuto al contenimento della malattia è dato da una equilibrata concimazione, soprattutto è importante non eccedere nella somministrazione di azoto e garantire una sufficiente disponibilità di potassio.
E’ importante predisporre una strategia di lotta all’oidio di tipo preventivo con i prodotti fitosanitari autorizzati in agricoltura biologica, per ridurre i danni diretti ed indiretti, quest’ultimi responsabili della penetrazione e dell’insediamento della botrite. Lo zolfo funziona in fase di sublimazione, pertanto le basse temperature e l’elevata umidità ne riducono l’efficacia. Lo zolfo polverulento (30-40 kg/ha) è ritenuto quello maggiormente efficace ed economico, ma a basse temperature (sotto i 15-17°C) non svolge bene la sua attività, inoltre è facilmente dilavabile in caso di pioggia.
I prodotti fitosanitari:
Rame (Sali di).
E' un fungicida entrato a far parte della farmacopea agricola nel 1700. Ancora oggi conserva un posto di primaria importanza per la difesa delle piante da numerosi parassiti fungini. In agricoltura biologica sono ammesse ed autorizzate solo le seguenti forme:
- idrossido di rame
- ossicloruro di rame
- ossido rameoso
- solfato di rame (poltiglia bordolese, poltiglia borgognona, solfato tribasico, idrossi-solfato di rame)
- sul parassita: la sua attività tossica dovuto allo ione rame e si esplica a livello di:
- parete chitinosa,che viene danneggiata in quanto Cu++ tende a sostituirsi ad alcuni cationi (H+, Ca++, Mg++)
- modificazione della permeabilità della membrana cellulare in seguito alla denaturazione di amminoacidi ed enzimi
- alerazione dei processi respiratori ed ossido-riduttivi
- sulla pianta: fungicida di contatto da utilizzarsi secondo criteri di lotta preventiva.
Non sono “ammessi” dal Regolamento dell’Agricoltura biologica e pertanto non utilizzabili i prodotti a base di rame definiti solubili o sistemici, quali: peptidati, pentaidrati, acetati o tallami di rame, etc.
Zolfo.
Lo zolfo attualmente in commercio non arriva più dalle miniere, ma è un sottoprodotto della raffinazione del petrolio. E’ una sostanza anticrittogamica impiegata fin dal XIX secolo in frutticoltura e in viticoltura per combattere il “mal bianco”.
La polivalenza di azione e il ruolo fisiologico svolto nelle piante, uniti a caratteristiche quali il ridotto impatto ambientale e il basso costo, lo rendono un principio attivo estremamente importante in agricoltura. Nelle formulazioni è molto importante il grado di purezza, definita come assenza di Selenio, dannoso per l’uomo e gli animali. Gli zolfi in commercio sono purificati.
L’azione dello zolfo può essere:
- sul parassita: la sua azione sull’oidio è di tipo preventivo, curativo ed eradicante.
- sulla pianta: prodotto di contatto.
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