Una volta si portava il vino a ta­vola senza tenere in debito con­to quali cibi avrebbe accompagnato. Ciò perché rappresentava a sua volta un alimento, tra l'altro molto energe­tico, che serviva a integrare diete tal­volta povere; rappresentava quindi un cibo in più da mettere a tavola, a prescindere dalla sua qualità, spesso modesta, quando non scadente.

Og­gi, invece, che rispetto a un tempo si beve meno, ma meglio, il vino non rappresenta più, come prima istanza, un alimento, bensì una fonte di piace­re, capace di rendere più gradevoli i momenti conviviali. Pertanto deve es­sere di buona qualità e deve saper ar­monizzare con la vivanda che accompagnerà a tavola, anche perché servire ad amici o conoscenti una buona bottiglia con il cibo giusto è motivo di prestigio.

Si chiama Cuore di Bue per fa sua forma insolita. E dolce, gustoso e la sua polpa è compatta: ideale da mangiare in insalata

La Liguria, in special modo la zona di Albenga, oltre ad esse­re una grande produttrice di po­modori vanta la coltura di una par­ticolare tipologia: il Cuor di Bue, detto anche Pomodoro di Albenga o Pera ligure.

Dapprima ritenuto brutto e sgradevole alla vista, il Cuore di Bue negli anni ottanta ha cominciato ad essere apprezzato per le sue qualità organolettiche: polpa asciutta e consistente, pochi semi, quasi nulla presenza di succo, sapore dolce non acidulo.

Conosciuto fino dalla antichità, questo prodotto della terra e del sole è sempre stato considerato un dono divino; oggi, come mille anni fa, si usa ogni giorno in tavola e in cucina con ottimi risultati per il palato e per la salute.

Parlare di olio d'oliva ci porta indietro id tempo, addirittura all'antica Grecia e all'Olimpo dove, racconta la leggenda, Zeus propose ad Atena e Poseidone una gara per ottenere la sovranità sull'Attica; la vittoria sarebbe andata a chi avesse presentato il regalo più utile che risultò essere l'olivo portato da Atena come simbolo della pace.

Partendo dunque da tanto lontano, scopriamo le radici sacre dell'olio, radici che si incontrano anche nel Cristianesimo: per esempio, la Festa degli Olivi e l'Olio Santo che unge i moribondi e i sacerdoti, dunque coloro che sono più vicini a Dio.

L'olio è ingrediente comune a tutte le civiltà del bacino del Mediterraneo, troviamo l'olio e l'olivo come coltivazione nelle vaste estensioni di terreno che circondano i monasteri e troviamo che l'olio, nelle mani di sapienti monaci alchimisti, diventa anche medicina e ingrediente salutare nella dieta di tutti i tempi.

Ciò premesso, vediamone l'uso in cucina al giorno d'oggi. Come se un sottile filo tenesse legati gli antichi Romani e gli uomini moderni, ecco l'olio comparire sempre sulle nostre tavole, sia utilizzato a crudo (in questo caso è particolarmente indicato l'extravergine) sia cotto, come condimento o grasso per la frittura.