Le applicazioni dell’ingegneria genetica nell’ambito dell’agricoltura hanno destato molte più resistenze nell’opinione pubblica di quanto non abbiano fatto le applicazioni in campo medico.


Ci sono diverse ragioni che spiegano questa resistenza, che nel corso degli ultimi anni è cresciuta in un movimento politico di scala mondiale.


La maggior parte delle persone nel mondo hanno con il cibo una relazione esistenziale fondamentale, ed è naturale che si preoccupino quando sentono che i loro alimenti sono stati trattati chimicamente, o che sono geneticamente modificati.

Nuove tecnologie alimentari.


Anche se forse non comprendono la complessità dell’ingegneria genetica, si fanno tuttavia sospettose quando sentono di nuove tecnologie alimentari sviluppate in gran segreto da potenti compagnie, che cercano di vendere i loro prodotti senza apporvi indicazioni per la salute ed etichette informative, o magari senza neppure voler affrontare le discussioni.


Negli ultimi anni, il distacco fra ciò che le industrie biotecnologiche dicono nelle loro pubblicità e ciò che producono in realtà è diventato fin troppo evidente.


Nei loro spot, le industrie biotecnologiche dipingono un nuovo mondo coraggioso nel quale la natura sarà posta sotto il controllo dell’uomo. Le piante saranno dei prodotti geneticamente modificati, ritagliati sulle esigenze dei consumatori.


Le nuove coltivazioni saranno progettate in modo da resistere alla siccità, agli insetti e alle erbacce. I frutti non marciranno e non si ammaccheranno. L’agricoltura non dipenderà più dai pesticidi e, quindi, non dan-neggerà più l’ambiente. Il cibo sarà migliore e più sano che mai, e la fame scomparirà dal mondo.


Gli ambientalisti e i difensori della giustizia sociale.


Leggendo o ascoltando queste previsioni sul futuro — tanto ottimistiche quanto del tutto naive - gli ambientalisti e i difensori della giustizia sociale avvertono una forte sensazione di déjà vu. Molti di noi ricordano chiaramente che un linguaggio molto simile a questo veniva impiegato dalle stesse compagnie agrochimiche qualche decennio fa, quando promettevano una nuova era di coltivazioni chimiche acclamandola come la «Rivoluzione Verde».73 Da allora a oggi, il lato oscuro dell’agricoltura chimica si è fatto dolorosamente evidente.


Oggi è risaputo che la Rivoluzione Verde non ha aiutato né gli agricoltori, né la terra, né tanto meno i consumatori. Il massiccio impiego di fertilizzanti chimici e di pesticidi ha cambiato radicalmente lo scenario dell’agricoltura e delle coltivazioni, dato che l’industria agrochimica ha convinto gli agricoltori della possibilità di far soldi dedicando ampi appezzamenti di terra a singole coltivazioni molto remunerative e servendosi di prodotti chimici per controllare le erbacce e i parassiti.


Il rischio delle monocolture.


Questa diffusione delle monocolture porta con sé il forte rischio che grandi coltivazioni vengano distrutte da un singolo tipo di parassita; inoltre, essa ha gravi ripercussioni sulla salute dei contadini e delle persone che vivono nelle aree agricole.



Con i nuovi prodotti chimici, la meccanizzazione e l’alto impiego di energia hanno sempre più caratterizzato le coltivazioni, favorendo così le grandi corporazioni agricole - che possono contare su capitali sufficienti — e costringendo la maggior parte delle tradizionali famiglie di contadini ad abbandonare le proprie terre. In ogni parte del mondo, moltissime persone, vittime della Rivoluzione Verde, hanno lasciato le aree rurali per andare a rafforzare le schiere dei disoccupati urbani.


L’eccessivo impiego di prodotti chimici in agricoltura.


Gli effetti a lungo termine dell’eccessivo impiego di prodotti chimici in agricoltura si sono rivelati disastrosi per la salute del suolo e per quella degli uomini, per le nostre relazioni sociali e per l’intero ambiente naturale, dal quale dipendono il nostro benessere e la nostra futura sopravvivenza.


Piantando anno dopo anno gli stessi raccolti, e concimandoli con prodotti sintetici, abbiamo distrutto l’equilibrio dei processi ecologici del nostro suolo; è diminuita la quantità di materia organica, e con essa la capacità, da parte del suolo, di trattenere l’umidità.


I cambiamenti che ne sono seguiti a livello di composizione del terreno hanno portato una molteplicità di conseguenze nocive, l’una legata all’altra - perdita di humus, siccità e sterilità del suolo, erosione da parte del vento e dell’acqua, e così via.


Lo squilibrio ecologico.


Lo squilibrio ecologico causato dalle monocolture e dall’eccessivo impiego di prodotti chimici ha poi portato anche a una crescita esponenziale dei parassiti e delle malattie delle piante, alla quale gli agricoltori hanno reagito spargendo dosi ancora più massicce di pesticidi, in un circolo vizioso di impoverimento e distruzione ambientale.

Parallelamente, sono anche cresciuti i rischi per la salute umana, dato che sempre più sostanze tossiche, filtrando attraverso il suolo, hanno contaminato le falde acquifere e sono ricomparse nel cibo che ci ritroviamo in tavola.