Il miele è stato considerato nei secoli come un vero e proprio farmaco, da utilizzare in diverse occasioni per la prevenzione e la cura di piccoli disturbi di salute, quando ancora i medicinali a cui siamo attualmente abituati non esistevano.

La scienza negli ultimi anni ha deciso di trovare conferme alla sua efficacia.

Chi per ragioni etiche non lo consuma, può sostituirlo con il malto, di consistenza e di sapore piuttosto simile, negli usi di cucina e come dolcificante. 

5 straordinarie proprietà curative del miele.


Coloro che invece decidono di inserirlo nella propria alimentazione, dovrebbe sempre esprimere la propria preferenza verso miele biologico e grezzo, che non abbia cioè subito lavorazioni industriali tali da privarlo delle sostanze nutritive che lo compongono e dalle quali potrebbero trarre beneficio per la propria salute.

Bisogna inoltre tenere conto di come alcuni pediatri preferiscano vietare che venga somministrato miele ai bambini di età inferiore ad un anno, per il pericolo di eventuali infezioni dovute alla possibile presenza della tossina botulinica, per scongiurare il rischio della comparsa di reazioni allergiche e per evitare di abituare precocemente i piccoli al sapore dolce, un fattore che potrebbe influenzare le loro scelte alimentari in futuro.

Ecco alcuni casi in cui la scienza ha potuto esaminare gli effetti benefici del miele sull'organismo.

Sedativo della tosse.


Secondo gli studi effettuati da parte degli esperti della Tel Aviv University, il miele può essere considerato come un sostituto dei comuni sciroppi per la tosse e somministrato la sera prima di coricarsi nella dose di un cucchiaino, come se si trattasse di un vero e proprio farmaco. 

I medici hanno potuto rendersi conto nel corso di una simile sperimentazione di come esso possa essere realmente efficace nel sedare la tosse, senza bisogno di ricorrere ad altri medicinali.

Proprietà antibiotiche.


Le proprietà antibiotiche del proprietà antibiotiche del miele applicato sulla pelle per uso topico erano ben conosciute da parte della medicina naturale tradizionale, ma furono presto dimenticate da molti con l'arrivo della penicillina e di pomate farmaceutiche per la cura di ustioni ed abrasioni. 

Secondo uno studio effettuato in Nuova Zelanda, il miele, con particolare riferimento alla varietà "Manuka", conterrebbe una quantità di perossido di idrogeno che ne renderebbe benefica l'applicazione come antibiotico e disinfettante su piccole lesioni della pelle.

Proprietà antinfiammatorie.


Tra le proprie numerose caratteristiche ritenute benefiche per la salute, il miele presenta inoltre delle proprietà antinfiammatorie che rendono la sua applicazione adatta in caso di punture di insetti, con particolare riferimento alle punture di zanzara. 

Le proprietà antinfiammatorie del miele permetterebbero infatti di alleviare il prurito ed il rossore provocato dal contatto degli insetti con la nostra pelle.

Contenuto di antiossidanti.


Il miele è considerato come un alimento funzionale ricco di polifenoli, degli antiossidanti naturali che possono aiutare il nostro organismo nella prevenzione di numerose malattie e nel rallentare i processi di invecchiamento che lo coinvolgono con il trascorrere del tempo. 

Il miele è ritenuto in grado di proteggere l'organismo umano dall'azione svolta dai radicali liberi e di giovare inoltre alla salute del cuore.

Curativo per l'acne.


Secondo alcune ricerche preliminari che dovranno essere approfondite, il miele potrebbe possedere delle proprietà benefiche sfruttabili per la cura degli stati infiammatori della pelle provocati dall'acne, con riferimento alle manifestazioni che si presentano sulla pelle a causa di infezioni dei follicoli sebacei del viso, del petto e della schiena. 

Gli effetti positivi del miele nei confronti dell'acne potrebbero essere dovute alle proprietà antibatteriche che la ricerca scientifica ha recentemente attribuito ad esso. Tali proprietà curative sarebbero presenti nel miele di varietà "Manuka" e "Kanuka".
I vini del Piemonte sono probabilmente i vini qualitativamente più rappresentativi dell'Italia intera.

Il Piemonte annovera infatti tra i suoi vini 7 DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) ed una cinquantina di DOC (Denominazione di Origine Controllata).

Il Piemonte è la storia e la cultura del vino italiano. La vite è presente nel territorio piemontese almeno dall'età romana e numerose testimonianze ne ripercorrono gli eventi: Tito Livio menziona il Barbaresco nella storia di Roma; Plinio il Vecchio descrive le caratteristiche dei vigneti piemontesi; nella prima metà del 1200 Pier de' Crescenzi, autore del primo trattato di agricoltura, elogia i sistemi di coltivazione adottati dai contadini del Monferrato.

Ed è proprio in quel periodo che si hanno le prime evoluzioni con l'introduzione dell'allevamento a spanna e con la produzione del Vino Barbaresco, diverso da quello coltivato oggi, vinificato con l'aggiunta di uve Moscatello e Passeretta per renderlo dolce e frizzante.
I vini piemontesi rossi risultano essere il settanta per cento di tutta la produzione regionale.

La produzione dei vini in Piemonte.

I vini piemontesi rossi risultano essere il settanta per cento di tutta la produzione regionale. Tra i vini del Piemonte rossi più rimomati vi sono sicuramente il Barbera, il Barolo, il Dolcetto d'Alba, il Moscato, il Grignolino ed il Nebbiolo.

Praticamente quasi tutti i vini della regione sono famosi in tutto il mondo! La gran parte dei vini in Piemonte viene coltivata nelle tre zone del Monferrato: il Monferrato Astigiano, il Monferrato Casalese e l'Alto Monferrato. Altre zone di interesse sono i Colli Tortonesi situati al confine con la Lombardia vicino all'Oltrepò Pavese.

Vini Piemonte: dal 1997 la DOC.


La DOC Piemonte è entrata in vigore dal 1997 e comprende i vini Spumante, il Barbera e la Bonarda, il Grignolino, il Brachetto, il Cortese, il Chardonnay, il Moscato, il Pinot Bianco, il Pinot Grigio, il Pinot Nero, il Pinot Chardonnay. Tutte queste tipologie nel caso in cui provengano da vigneti iscritti all'albo dei vini del Piemonte DOC possono essere coltivati in tutta la regione.

Barbera d'Alba DOC, Barbera d'Asti DOCG, Barbera del Monferrato Superiore DOCG


Il vino Barbera d'Alba DOC, Barbera d'Asti DOCG, Barbera del Monferrato Superiore DOCG è dei vini più famosi del territorio del Piemonte e l’inizio della coltivazione è datato diciassettesimo secolo.

I vini del piemonte che hanno raggiunto soltanto ultimamente lo status di denominazione di origine controllata sono: Albugnano, Alta Langa, Canavese, Colline Novaresi, Cisterna d'Asti, Coste della Sesia, Colline Saluzzesi, Langhe, Freisa di Chieri, Monferrato, Loazzolo, Roero, Pinerolese, Roero, Verduno Pelaverga. Da tutto ciò possiamo dedurre come sia imminente il giorno in cui tutto il territorio del Piemonte produrrà vini DOC e DOCG a testimonianza della straordinaria tradizione vinicola di questa regione.

Barolo DOCG.

Vino rosso di qualità dalla regione Piemonte: vino Barolo.

Il vino Barolo DOCG sembra inizi la sua diffusione nel territorio italiano sin dal risorgimento attraverso l’uso di uve Nebbiolo.

Da quel tempo il vino Barolo risulta essere un vino rosso tra i maggiormente caratteristici della regione Piemonte nella quale sono raccolti i maggiori vigneti di coltivazione.

Caratteristiche organolettiche del vino Barolo.

Andiamo ora ad elencare le sensazioni organolettiche che contraddistinguono il vino Barolo e che gli garantiscono di essere considerato quale uno fra i vini italiani maggiormente conosciuti.

Al palato il gusto del vino Barolo è secco, caldo e pieno mentre il colore si presenta rosso granata con riflessi d'arancione con l'invecchiamento. Bisogna dire che il piacere di assaporarlo comincia già dal il primo momento della degustazione quando il suo inebriante profumo intenso con aromi di spezie, frutta, rosa canina, liquirizia, cannella soddisferà il vostro naso.

Vino Barolo DOCG: invecchiamento e gradazione.

Il Barolo è un vino avente una gradazione di 13 gradi circa ed il periodo di invecchiamento dopo il quale è ottimale la sua consumazione è di 20-30 anni. Tutti gli anni vengono raccolti approssimativamente 61305 hl di vino Barolo i quali corrispondono a circa 8200000 bottiglie.
Leggi anche: Vini italiani: i vini della Val d'Aosta sono un vero regalo della natura.
Se volete provare il vero vino Barolo DOCG potete andare nei territori di Barolo, Castiglione Falletto, Cherasco, Diano d'Alba, Grinzane Cavour, La Morra, Monforte d'Alba, Novello, Roddi d'Alba, Serralunga e Verduno.

Con che cosa si abbina il vino Barolo.

La capacità di abbinare ai piatti più ricercati un vino di qualità appare una delle peculiarità che valorizzano la tua tavola. Il vino Barolo è adatto soprattutto ad abbinarsi con arrosti, brasati, selvaggina.

Dolcetto d'Alba DOC e DOCG.

 Il vino Dolcetto d'Alba risulta essere un vino rosso tra i maggiormente caratteristici della regione Piemonte.
Il vino Dolcetto d'Alba: vino rosso prestigioso dalla regione Piemonte.

Il vino Dolcetto d'Alba DOC e DOCG sembra inizi la sua coltivazione nel territorio italiano durante il diciassettesimo secolo attraverso l’utilizzo di uve Dolcetto.

Da quel tempo il vino Dolcetto d'Alba risulta essere un vino rosso tra i maggiormente caratteristici della regione Piemonte all’interno della quale sono raccolti i maggiori centri di produzione.
Vino Dolcetto d'Alba: caratteristiche organolettiche.

Un vino di qualità ha la capacità di appagare, tramite le insite proprietà organolettiche, tutti i sensi della persona che lo degusta ed in questo talento il vino Dolcetto d'Alba sembra eccellere facilmente.

Ad una prima osservazione il vino Dolcetto d'Alba sfoggia un colore rosso rubino con frequenti riflessi violacei mentre al naso risulta fruttato con ciliegia e lampone. Ma è il sapore quello che separa un vino di qualità dai vini comuni. Assaporandolo il vino Dolcetto d'Alba si presenta secco e pieno con retrogusto amarognolo.

Gradi del Dolcetto d'Alba DOC e DOCG e invecchiamento.

Il Dolcetto d'Alba è un vino avente una gradazione di 11, 5 (un grado il più il superiore) gradi approssimativamente ed il periodo di invecchiamento in cui risulta consigliata la sua consumazione è di 3-6 anni. Ogni stagione vengono prodotti approssimativamente 65000 hl di vino Dolcetto d'Alba i quali danno luogo a più o meno 8700000 bottiglie.



Se volete provare il reale vino Dolcetto d'Alba DOC e DOCG potete andare nei territori di Grinzane Cavour, Diano d'Alba, Mango, La Morra.

Il vino Dolcetto d'Alba a tavola.

La capacità di abbinare ai cibi più saporiti un vino di qualità appare una tra le peculiarità capaci di impreziosire la tua cena. Il vino Dolcetto d'Alba risulta adatto in special modo ad essere servito con salumi, primi di carne, ravioli, carni bianche e rosse.

Moscato d'Asti DOCG.


Vino bianco prestigioso dalla regione Piemonte: vino Moscato d'Asti.

Uno dei vini più caratteristici della regione Piemonte risulta essere il vino Moscato d'Asti DOCGe l’inizio della coltivazione risale al tempo dei Romani.

Il vino Moscato d'Asti è un vino bianco e viene creato da uve esclusivi come Moscato bianco.

Vino Moscato d'Asti: profumo e gusto.

Un vino di qualità ha la capacità di appagare, tramite le insite proprietà organolettiche, l’olfatto ed il palato di chi lo degusta ed in questo talento il vino Moscato d'Asti appare riuscire facilmente.
Leggi anche: L’isola della Sardegna è la terra più ricca di vitigni in Italia.
Al palato il sapore del vino Moscato d'Asti è aromatico e dolce con struttura acidula ed alla vista si presenta giallo paglierino brillante, spesso tendente al dorato. Bisogna segnalare che la bellezza di assaggiarlo comincia già dalla prima fase della degustazione poiché il suo inebriante profumo delicato con note fruttate di pesca gialla e fiori di acacia e tiglio appagherà il vostro naso.
Gradi del Moscato d'Asti DOCG e invecchiamento.

Il Moscato d'Asti è un vino con una percentuale alcolica di 11 gradi approssimativamente mentre il periodo di maturazione dopo il quale risulta consigliata la sua degustazione è di alcuni mesi e non anni. Ogni vendemmia sono raccolti approssimativamente 37500 ettolitri di vino Moscato d'Asti che danno luogo a circa 5000000 bottiglie.

Le località dell’Italia nei quali la coltivazione del Moscato d'Asti è più sviluppata sono i territori di Treiso, Neive, Cassine, Strevi, Castelnuovo Belbo, Costiglione d'Asti, Nizza Monferrato, Incisa Scapaccino, Bistagno, Monastero Bormida, Acqui Terme, Cannelli, Santa Vittoria d'Alba, Serralunga d'Alba.

Come abbinare a tavola il Vino Moscato d'Asti.

La capacità di associare ai cibi più saporiti un vino adatto appare una di quelle cose che valorizzano la tua tavola. Il vino Moscato d'Asti risulta ideale in particolar modo ad abbinarsi con dolci, crostate, frutta.
il vino Grignolino si presenta con un colore rosso rubino pallido con tendenze al granata.

Grignolino DOC.


Vino rosso proveniente dalla regione Piemonte: vino Grignolino.

Il vino Grignolino DOC vede cominciare la propria coltivazione nella nostra nazione durante il tempo antico attraverso l’uso di uve Grignolino (90%) e Freisa (10%)



Da quella data il vino Grignolino risulta essere un vino rosso tra i più tipici della regione Piemonte all’interno della quale sono presenti la gran parte dei centri di coltivazione.

Colore e sapore del vino Grignolino.

Un vino DOC deve saper soddisfare, tramite le sue proprietà organolettiche, il palato e l’olfatto di chi lo consuma ed in questo talento il vino Grignolino appare riuscire senza difficoltà.

Ad una prima osservazione il vino Grignolino si presenta con un colore rosso rubino pallido con tendenze al granata mentre al naso è vinoso con sentori fruttati di nocciola e grignole. E’ però il il sapore quello che separa un vino pregiato dai vini di tutti i giorni. Assaporandolo il vino Grignolino si presenta secco, buona struttura con finale gardevolmente amarognolo.

Dove si produce il Grignolino DOC.

Il Grignolino risulta essere un vino con una gradazione di 11 gradi approssimativamente ed il periodo di maturazione dopo il quale è ottimale la sua degustazione è di 2-4 anni. Ogni anno vengono prodotti circa 26000 ettolitri di vino Grignolino i quali danno luogo a più o meno 3500000 bottiglie.

Se desiderate trovare il reale vino Grignolino DOC potete andare nei territori di Alessandia e Asti.

La capacità di associare ai piatti più saporiti un vino di qualità è una tra le peculiarità che valorizzano la tua tavola. Il vino Grignolino è ideale soprattutto ad abbinarsi con tutto il pasto, arrosti di carne, pollo, coniglio piatti a base di uova.
Il vino Nebbiolo d'Alba è un vino rosso pregiato dalla regione Piemonte.

Nebbiolo d'Alba DOC.

Il vino Nebbiolo d'Alba: vino rosso pregiato dalla regione Piemonte.

Uno tra i vini più famosi del territorio del Piemonte risulta essere il vino Nebbiolo d'Alba DOC e il vitigno viene coltivato dal tredicesimo secolo.

Caratteristiche organolettiche del vino Nebbiolo d'Alba.

Un vino pregiato ha l’obbligo di appagare, attraverso le sue proprietà organolettiche, l’olfatto ed il palato di chi lo degusta ed in questa capacità il vino Nebbiolo d'Alba sembra eccellere facilmente.

Al palato il gusto del vino Nebbiolo d'Alba è pieno, secco e vellutato mentre alla vista appare rosso con riflessi granata. Ma segnalare che la bellezza di assaporarlo comincia già dal il primo momento della degustazione quando il suo inebriante profumo elegante e complesso con note di lampone, confetture e spezie appagherà il vostro olfatto.

Vino Nebbiolo d'Alba: produzione e gradazione.

Il Nebbiolo d'Alba è un vino avente una percentuale alcolica di 11, 5 gradi approssimativamente ed il periodo di maturazione in cui è ottimale la sua consumazione è di 7-10 anni. Tutte le vendemmie sono raccolti all’incirca 20000 ettolitri di vino Nebbiolo d'Alba che corrispondono a circa 2550000 bottiglie.

Nel caso in cui desideriate trovare il reale vino Nebbiolo d'Alba DOC non dovete fare altro che recarvi nei territori di Canale, Castellinaldo, Corneliano, Monticello, Piobesi d'Alba, Priocca, Santa Vittoria e Vezza d'Alba.

Il vino Nebbiolo d'Alba a tavola.
Saper associare ai cibi più ricercati un buon vino appare una tra quelle peculiarità capaci di valorizzare la tua tavola. Il vino Nebbiolo d'Alba risulta adatto in particolar modo ad essere servito con ravioli al sugo di carne, coniglio, pollo.
Le leggi fisiche e chimiche che regolano la distillazione delle piante e delle erbe aromatiche, di quelle officinali o di parti di esse sono le stesse valide per la distillazione di liquidi alcolici.

Anziché fra acqua e alcol, la separazione avviene fra acqua e oli essenziali (o essenze), contenuti nei vegetali.

C'è da tenere presente che non tutti i prodotti aromatici sono adatti alla distillazione: vanno scelti quelli in grado di non perdere le loro caratteristiche proprietà a opera dell'acqua e del calore, i due elementi fondamentali della distillazione.

Cosa si estrae dalle piante.


Sono molte le piante che contengono, in diversa quantità, oli essenziali. Si tratta di liquidi mobili o vischiosi, più o meno volatili, costituiti da mescolanze di composti terpenici, molto variabili da una specie all'altra.

A essi si deve il profumo dei fiori e di altre parti della pianta. Gli oli essenziali sono sensibili all'azione dell'ossigeno e della luce e devono quindi essere conservati, una volta estratti dalle piante, con particolare cura lontano dall'aria e in recipienti di vetro scuro, tenuti al buio e in luogo fresco, possibilmente in frigorifero nel comparto meno freddo.

Devono essere inoltre usati entro 15-20 giorni dalla loro produzione. Gli oli essenziali sono prodotti dalle piante e raccolti all'interno di particolari organelli contenuti nelle cellule vegetali, detti vacuoli.

La liberazione del profumo avviene in genere con l'essiccamento o lo spezzettamento o lo schiacciamento, operazioni che favoriscono la rottura delle pareti della cellula e dei vacuoli, con la conseguente fuoriuscita delle sostanze in essi contenute.

Oli essenziali si possono trovare nelle radici (cren), nei rizomi (calamo aromatico, giaggiolo, zenzero), nelle cortecce (cannella), nelle foglie e nei fiori (alloro, basilico, citronella, menta, melissa, origano, rosmarino ecc.).



La distillazione col vapore.


Questa tecnica rientra fra i metodi comuni per la estrazione di oli essenziali, è molto usata a livello industriale, ma è facilmente realizzabile anche in casa con apparecchiature poste in commercio da ditte specializzate, o costruendo un piccolo alambicco che verrà dotato di parti in vetro acquistate in negozio.

Si possono distinguere due metodi di realizzazione: la distillazione vera e propria a fuoco diretto e l'estrazione in corrente di vapore. Il primo sistema è una distillazione che si esegue con un alambicco in cui viene messo il materiale vegetale assieme all'acqua, questo miscuglio viene riscaldato fino a ebollizione.

Gli oli essenziali.


Il vapore che si sviluppa, e che trascina con sé gli oli essenziali, viene convogliato fino alla serpentina del refrigeratore che attraversa un recipiente d'acqua fredda per favorire la condensazione dei vapori.

Il risultato è un miscuglio di acqua e oli essenziali, due ingredienti che è poi possibile separare, per decantazione o centrifugazione. Il metodo della corrente di vapore consiste nel produrre vapore d'acqua e nel farlo passare attraverso la massa vegetale da cui si vuole estrarre l'olio essenziale.
Leggi anche: Tutti i consigli e le istruzioni per essiccare e conservare le erbe medicinali.
Il vapore, arricchitosi di olio essenziale, viene poi condensato per raffreddamento, e si provvede infine alla separazione della parte oleosa da quella acquosa, anche in questo caso per decantazione o centrifugazione.

La distillazione negli impianti industriali.


Negli impianti industriali la distillazione in corrente di vapore può essere eseguita anche a pressione ridotta, il che consente di operare a una temperatura più bassa, nel caso che gli oli da estrarre siano particolarmente sensibili al calore.


E’ sempre una sorpresa per chi si riavvicina al mondo delle erbe utili e buone, scoprire che tante erbe officinali, mangerecce e in un qualche modo “note” sono in realtà quelle che accompagnano le passeggiate fuori città, proprio le più comuni e frequenti! 


Molte sono viste con fastidio dal contadino, che per questo le chiama malerbe, altre crescono abitualmente lungo i sentieri e resistono senza difficoltà al calpestio, altre ancora sono così tenaci da crescere nelle crepe dell' asfalto o sui muri.


Spesso i loro ambienti di crescita sono legati in maniera diretta o indiretta alla presenza dell' uomo, come i campi, gli incolti, le cavedagne, i sentieri, i cigli stradali, le massicciate ferroviarie, gli ambienti ruderali, ecc.



Dove raccogliere delle buone erbe selvatiche.


Molte erbe crescono nelle siepi, che spesso costituiscono un vero rifugio in mezzo al deserto delle monocolture. Spesso sono erbe banali ma non per questo meno oggetto di meraviglia e utili rispetto a tante altre piante più famose e celebrate per l’eleganza e il valore ornamentale.


Molte volte dietro a queste erbe si cela una lunga storia, un' origine lontana, un loro antico uso come erbe curative ed anche come verdure, un passato di tradizioni popolari un tempo comuni e diffuse e attualmente addormentate e dimenticate.


Il valore benefico delle erbe selvatiche.


Sicuramente, per godere al massimo del valore benefico delle erbe selvatiche è importante che gli ambienti di crescita e di raccolta siano il più possibile esenti da fonti inquinanti, per evitare la presenza di sostanze estranee assorbite dalle radici o trattenute sulle foglie.


Proprio perché molte di queste erbe si trovano comunemente lungo i bordi delle strade, nei campi coltivati, nei pascoli, bisogna essere sicuri che siano prive di sostanze tossiche o di germi patogeni.


Leggi anche: Novel food, il cibo del futuro: alghe, meduse e insetti riervano alla nostra dieta qualche sorpresa.

 

Gli ambienti della crescita.



Sui cigli stradali si depositano i gas inquinanti del traffico motorizzato, i campi coltivati invece possono essere stati irrorati con pesticidi, così pure i giardini in certi periodi dell' anno subiscono trattamenti con prodotti pericolosi. I canaletti di scolo in una zona coltivata sono da evitare perchè potrebbero ospitare in elevata concentrazione i residui dei pesticidi percolati dai campi.


Le piante raccolte in territori frequentati da cani o pascolati potrebbero essere contaminate dagli escrementi di qualche animale infetto, per cui è bene lavarle con cura o cuocerle. Infine è bene trattenersi dal raccogliere le erbe lungo i bordi di laghetti e stagni nelle vicinanze di industrie.


D’altra parte le erbe che crescono in ambienti naturali, dove meno si risentono gli effetti negativi dell' inquinamento, vegetano meglio e di conseguenza sono maggiormente ricche in principi nutritivi.



Qualità e principi salutari.

Per assicurarsi le qualità e i principi salutari delle piante è senza dubbio meglio coltivarle naturalmente, senza usare sostanze chimiche ma avvalendosi di prodotti di origine naturale; macerato di ortica ed equiseto al posto di pesticidi, concimazioni a base di letame e humus, polvere di rocce e cenere di legna per arricchire il contenuto in minerali del terreno. 


Infine, quelle piante più adatte e di uso frequente possono essere cresciute in vasi ed ospitate sui balconi di casa, a nostra immediata disposizione e uso.


Dove crescono.


Molte erbe crescono nelle siepi, che spesso costituiscono un vero rifugio in mezzo al deserto delle monocolture. Spesso sono erbe banali ma non per questo meno oggetto di meraviglia e utili rispetto a tante altre piante più famose e celebrate per l’eleganza e il valore ornamentale.


Molte volte dietro a queste erbe si cela una lunga storia, un' origine lontana, un loro antico uso come erbe curative ed anche come verdure, un passato di tradizioni popolari un tempo comuni e diffuse e attualmente addormentate e dimenticate.

La piccola Umbria è uno scrigno al cui interno sono raccolti gioielli gastronomici che caratterizzano tutto il territorio. È possibile rintracciare nella civiltà dell'Olio extra vergine di oliva e nella cultura del lardo il filo conduttore delle tradizioni gastronomiche di questa regione.

Tra il verde delle colline della Strada del Sagrantino, spicca l'ulivo. L'ulivo, pianta altamente longeva e di lenta crescita, può ben rappresentare la capacità propria di questa regione di custodire amorevolmente tradizioni secolari, tramandate di generazione in generazione e il saporito olio extra vergine umbro, rappresenta al meglio la gastronomia regionale, fatta di cose semplici e schiette, di cibi genuini e sapidi. 


Coltivazione degli ulivi in Umbria.


Gli ulivi coltivati in Umbria godono, più o meno tutti, di particolari condizioni climatiche che consentono una maturazione del frutto molto lenta, tale da provocare un tasso di acidità estremamente contenuto.

Particolare importanza è attribuita ai terreni posti in collina, per lo più in fasce pedemontane: terreni ricchi di struttura, permeabilissimi, che lasciano penetrare agevolmente le radici della pianta. A questi dati pedoclimatici si deve aggiungere il contributo apportato dall'uomo.

Un consiglio importante.


In primo luogo la raccolta delle olive: non si attende più che l'oliva pervenga al termine della maturazione naturale, si è fatta generale la raccomandazione di raccoglierla quando giunge all'inizio della maturazione, cioè quando risulta semi invaiata e presenta sia il massimo del fruttato che il minimo di acidità. Di solito questo stato si ottiene nei primi giorni del mese di novembre.


La tradizionalissima 'brucatura'.


Si è invece conservata la tradizionalissima 'brucatura', ossia la raccolta manuale. Non appena raccolte, le olive non rimangono in attesa che sia completato il raccolto, ma vengono subito inoltrate al frantoio, per essere lavorate nel massimo della loro freschezza ed integrità.

Le regioni.


L'olio extra vergine di oliva prodotto nei cinque Comuni della Strada del Sagrantino può avvalersi della 'Denominazione di Origine Protetta Umbria – Colli Martani' che è una delle cinque sottozone in cui è stato suddiviso il territorio regionale.

Le cultivar prevalente nei Colli Martani è il San Felice, una varietà locale che grazie alla sua maggiore amabilità, consente all'olio extra vergine di oliva dei Colli Martani di compensare la tipica asprezza dell'olio umbro dovuta alla presenza quasi totale di olive 'moraiolo'. 

In Giappone l’esposizione del bonsai è una vera e propria arte. Secondo la tradizione, il bonsai viene presentato all’interno del tokonoma, una sorta di alcova che costituisce l’angolo più importante della casa, poiché è quello destinato al culto degli antenati e a ricevere gli ospiti.


La tradizione giapponese suggerisce anche che i bonsai siano esposti accompagnati da un tavolino di legno, da un elemento di accompagnamento e da una pittura su rotolo in carta di riso, chiamata "kakejiku".


In Occidente è senza dubbio raro trovare una casa che presenti qualcosa di analogo, tuttavia è possibile esporre il proprio bonsai in modo altrettanto suggestivo.

L’aglio è un condimento particolarmente diffuso nella dieta mediterranea: presente in numerose ricette, oltre in cucina è conosciuto per le sue potenti proprietà antibatteriche, che lo rendono un ottimo rimedio naturale per le infezioni del cavo orale e dell’apparato digerente. Non è però tutto, poiché l’aglio è mediamente semplice da coltivare, anche in casa.


L’Allium sativum, questo il nome scientifico, è una pianta bulbosa della famiglia delle Amaryllidaceae. Dall’intenso odore e dalla caratteristiche inflorescenza sul fusto, agli scopi alimentari e nella medicina tradizionale vengono utilizzati i bulbi. 


Coltivato in modo ubiquitario su tutto il pianeta, l’aglio si caratterizza per la presenza di elementi utili all’organismo: l’antibiotico naturale dell’allicina, ma anche l’allina. Utilizzato crudo o cotto, spesso anche in soffritti, la conservazione richiede un luogo buio e asciutto.

La coltivazione dell’aglio.


La coltivazione dell’aglio si realizza tramite gli spicchi del suo bulbo – detti anche bulbilli – separati l’uno dall’altro. Questi possono essere acquistati da qualsiasi rivenditore di prodotti per l’orto, in alternativa si possono sfruttare anche gli spicchi di un esemplare da cucina, purché non trattato e da coltura biologica. Tale necessità deriva dall’assenza di ritardanti chimici e pesticidi, spesso utilizzati per impedire la pianta germogli e giunga a piena maturazione.


Interramento.


Prima di procedere all’interramento, bisogna verificare la presenza dell’apparato radicale alla base del bulbo: un elemento delicato e lanoso che serve imprescindibilmente alla pianta per poter crescere. 


Molto importante è anche la scelta del terriccio: deve essere compatto ma non troppo solito, quindi efficacemente drenato.


Irrigazione.


L’acqua, infatti, tende a far marcire i bulbilli, rendendo così impossibile il successivo raccolto. 


La temperatura media di crescita è di circa 15/20 gradi, ha una buona resistenza agli agenti atmosferici e non servono particolari ripari, poiché ama le zone mediamente soleggiate.


Crescita.


La crescita avviene infine per germinazione dal bulbillo originario, a seconda delle sostanze nutritive in esso contenute: di conseguenza, più è grande lo spicchio, maggiori sono le possibilità di ottenere un buon raccolto. 


Non ultimo, può essere sfruttato anche come semplice pianta ornamentale qualora non si desiderasse ricorrervi come ingrediente e condimento delle ricette.



Stabilite le caratteristiche della pianta e le esigenze di sviluppo, si può passare alla coltivazione vera e propria. Ottenere un gran numero di esemplari è mediamente semplice: una volta piantato, l’aglio non richiede particolare opere di manutenzione. Inoltre, nelle zone temperate è normalmente sufficiente l’acqua piovana per garantirne la corretta crescita. 


Un suggerimento utile potrebbe essere quello di controllare con le mani nude una piccola zolla di terreno: se risulta poco umida ed estremamente friabile, è necessario un’irrigazione di contenuta intensità.


Per la coltivazione in un piccolo appezzamento, ad esempio un orto improvvisato in giardino, si prendono i bulbi e li si inseriscono nel terreno a circa 3 centimetri di profondità, facendo attenzione a non capovolgerli: l’apparato radicale deve essere sempre rivolto verso il basso. 


Se si preferisce piantarlo in un vaso, magari da conservare sul balcone di casa, si cerchi un contenitore in terracotta di circa 30 centimetri in altezza e larghezza variabile a seconda del numero di bulbi a disposizione. 


Si predisponga sul fondo uno strato di ghiaia, per agevolare il deflusso dell’acqua, quindi si provveda all’inserimento del terriccio fino all’orlo. Particolare attenzione va prestata alla distanza tra un bulbo e l’altro, mai inferiore ai 10-15 centimetri.


Durante la crescita, l’aglio svilupperà gli scapi floreali: delle foglie strette e arrotondate verso l’alto, preparatorie all’inflorescenza. Quando tali scapi iniziano a seccare, spesso in corrispondenza con la tarda estate, si estrae a strappo il bulbo dal terreno e lo si lascia a essiccare all’aperto per circa una settimana. 


Quindi si rimuovono le tuniche esterne e, con il fusto delle piante, si realizzano delle trecce che permetteranno di appendere agilmente l’aglio in un posto buio e asciutto, pronto per la pulitura finale e la successiva consumazione.

Il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) ha dichiarato che mentre la fonte dell'infezione iniziale in Cina era un animale, il virus si diffonde tra le persone, specialmente inalando le goccioline presenti in aria quando una persona tossisce, starnutisce o espira.

Può anche verificarsi attraverso il contatto delle mani con superfici o cibo e utensili contaminati da goccioline di una persona che ha tossito, starnutito o espirato su di loro.

Così come oggetti di uso quotidiano come chiavi, occhiali, maniglie delle porte, telefoni cellulari e altri oggetti personali.

In questo momento di emergenza sanitaria l’igiene personale è molto importante.

L’Istituto Superiore di Sanità italiano ha realizzato un poster in cui fornisce semplici e utili consigli su come utilizzare in sicurezza prodotti igiene come detergenti, disinfettanti, igienizzanti, ecc

Il lavaggio delle mani ha lo scopo di garantire un'adeguata pulizia e igiene delle mani attraverso un'azione meccanica.

Misure igieniche per prevenire la contaminazione degli alimenti. 



È possibile contrarre la coronavirus (COVID-19) attraverso il cibo? Come devono essere lavati i vestiti in questo momento? Le faccende domestiche sono diventate una fonte di incertezza e ansia mentre le famiglie fanno fatica a fare tutte le faccende di base mantenendo i loro cari sani e salvi allo stesso tempo.

La disinformazione sul virus è un rischio per tutti e dover distinguere tra realtà e finzione aumenta lo stress che già tutti proviamo.

Sapevi che l'acqua fredda e l'acqua calda sono ugualmente efficaci nell'uccidere germi e virus? Esatto, purché usiamo acqua e sapone e ci laviamo le mani nel modo giusto.

Lavaggio delle mani.


Prima di maneggiare il cibo, lavarsi le mani correttamente con acqua potabile e sapone.

Anche il lavaggio delle mani dopo il lavoro è necessario, dopo aver parlato al telefono, usato il computer, dopo essere andato in bagno, dopo aver toccato o giocato con un animale domestico, ecc

Pulire e disinfettare. 


Lavare gli utensili e le superfici di preparazione con acqua e detergente prima e dopo aver maneggiato il cibo.

Disinfettare con una soluzione di acqua con alcool in proporzione 70/30 o 1 cucchiaio 15 cm³ di candeggina / 5litri d'acqua

Lavare piatti e posate con acqua e detergente prima di usarli per servire gli alimenti.

Usare sempre sapone e acqua pulita.

Usare in sicurezza detergenti, disinfettanti, igienizzanti per la prevenzione del Covid-19

Misure di protezione di base.


Lavarsi spesso le mani con acqua e sapone e, se non disponibile, con un disinfettante per le mani a base di alcol.

Perché? Lavarsi le mani con acqua e sapone o l'uso di un disinfettante a base di alcol uccide il virus che potrebbe esserci sullemani.

Adottare misure di igiene respiratoria. Quando tossisci o starnutisci, coprirsi bocca e naso con un fazzoletto.

Cura al momento dell'acquisto di alimenti.


Pianifica gli acquisti per sapere cosa acquistare e per passare il minor tempo possibile in commercio. Questa è una buona abitudine che puoi anche mantenere in futuro.

Preferibilmente vai da solo per fare acquisti e in momenti di minor afflusso delle persone.
Mantenere la distanza di sicurezza dalle altre persone (almeno 1 metro). 

È meglio utilizzare il proprio carrello o borsa anziché il carrello del supermercato, per  evitare di toccare determinate superfici.
Questo non è sempre possibile, così è importante lavarsi le mani quando torniamo a casa dopo lo shopping.
Il futuro potrebbe riservare alla nostra dieta qualche sorpresa: la lotta alla malnutrizione e la contemporanea crescita della popolazione mondiale, ma anche la sostenibilità ambientale delle attività di produzione di cibo, potrebbero portare un giorno sulle nostre tavole meduse, alghe ed insetti, che fanno già parte della tradizione culinaria di molti continenti e che anche noi, in qualche (sporadico) caso, già consumiamo pressochè quotidianamente.

Le meduse vengono già consumate in Cina ed in Giappone ad esempio nel sushi: eliminata la parte urticante, il cappello può poi essere cotto e cucinato come il pesce con spezie, salse, in tempura (in pastella), ma anche disidratato oppure conservato in salamoia.

Novel food, il cibo del futuro.


Nel Mediterraneo è frequente la Cassiopea mediterranea (Cotylorhyza tuberculata), una medusa responsabile, tra le altre, delle famose “fioriture” che creano danni e disagi a pesca, acquacoltura, balneazione e agli impianti industriali costieri. 

Dalle meduse, ricche di proteine si possono ottenere composti bioattivi.

Dalle meduse, ricche di proteine (ed in particolare di collagene) si possono ottenere molecole (ad attività antiossidante ed antitumorale) e composti bioattivi che ne fanno intravedere utilizzi in campo biotecnologico, nutraceutico e nutracosmeceutico, nonché possibile materia prima per la produzione di mangimi ad elevato tenore proteico.

Le alghe entrano nella gastronomia di diversi Paesi.

– in Giappone il nori (un insieme di diverse specie di alghe rosse del genere Porphyra), viene ampiamente utilizzato nella preparazione del sushi.

– sempre in Giappone si consumano kombu (alghe brune utilizzate come verdura, per insaporire o addolcire piatti), arame (Eisenia bicyclis, alga bruna commestibile), hijiki (Sargassum fusiforme, alga bruna che viene saltata in padella con olio o utilizzata come contorno) e dulse.
– dulse (Palmaria palmata, alga rossa che cresce nel Pacifico e sulle coste settentrionali dell’oceano Atlantico.

L’uso alimentare di questa alga trova numerosi riscontri tra le popolazioni nordiche e celtiche, in Islanda ed in Alaska; alla metà del secolo scorso era addirittura comune il commercio di tale alga non solo nei porti scozzesi ed irlandesi, ma anche in quelli canadesi e della Nuova Inghilterra, dove il suo utilizzo era stato portato dagli immigranti europei.

La palmaria, dal particolare gusto piccante, si presta alla preparazione di zuppe (anche con cereali), di insalate e di condimenti da abbinare a diverse preparazioni gastronomiche. Il suo utilizzo, con il passare del tempo, è via via diminuito ma oggi la dulse (così come kombu, arame, hijiki ed altre alghe), con l’affermarsi delle cucine macrobiotica, vegetariana e vegana, vede un notevole sviluppo della sua coltivazione e del suo commercio. 

– la lattuga di mare (Ulva lactuca) è una comune alga tipica dei mari freddi o temperati e presente anche nel Mediterraneo, consumata come alimento in Giappone, Scozia, Irlanda; in Italia viene utilizzata per la preparazione delle zeppolelle di mare. 

– la spirulina (Arthrospira platensis, sin. Spirulina platensis) era una primaria fonte alimentare per gli Aztechi e per gli abitanti costieri del lago Ciad, che la raccoglievano spontaneamente, mentre oggi viene coltivata artificialmente per i suoi svariati utilizzi.

La spirulina, con un contenuto proteico del 60% circa e grazie al suo elevato contenuto in vitamine e sali minerali (tra cui il ferro), è un ottimo integratore alimentare che può andare a “completare” alimenti già in commercio e destinati a particolari categorie di persone (anziani, sportivi, ecc.). Con la Spirulina si possono fare il gelato, lo yogurt, il pane, e la pasta di Spirulina è già in commercio.

– agar agar: è un addensante ottenuto da varie specie di Rhodophyta (alghe rosse) normalmente utilizzato dall’industria alimentare (se sull’etichetta di un alimento trovate la sigla E 406 significa che in quel preparato l’agar agar è stato utilizzato come additivo) ad esempio per preparare confetture a basso contenuto zuccherino, ma anche da quella farmaceutica ed in microbiologia per la preparazione di terreni di coltura.

Gli insetti.

Gli insetti entrano già nella dieta quotidiana di diverse popolazioni in Asia, Africa ed America latina (si stima che le persone che nel nostro pianeta si cibano di insetti siano circa due miliardi) e con essi è possibile produrre farine alternative (soprattutto alla farina di pesce, che a causa dell’eccessivo sfruttamento delle risorse marine sta diventando sempre più costosa e poco ecosostenibile) con ottime caratteristiche nutritive; gli insetti sono infatti ricchi di proteine, grassi ‘buoni’, calcio, ferro e zinco. 

Ma prima di poter vedere questi nuovi alimenti sulle nostre tavole o saperli ingredienti dei cibi che consumiamo, bisognerà adottare tutte le procedure previste dal Regolamento (CE) n. 258/97 del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 gennaio 1997 sui nuovi prodotti e i nuovi ingredienti alimentari, che rappresenta un ostacolo burocratico di non poco conto, volto ovviamente a tutelare la salute pubblica; tale regolamento, attualmente in fase di revisione, subordina la possibilità di commercio di tutti quegli alimenti privi di una storia significativa di consumo in campo alimentare all’interno dell’Unione Europea ad una preventiva autorizzazione preceduta dall’acquisizione di adeguate conoscenze del prodotto e dallo sviluppo di nuove metodologie per il processamento e la conservazione.

Attualmente però il Parlamento Europeo ha approvato una proposta di Regolamento che dovrebbe semplificare le autorizzazioni, le quali dovranno essere vagliate dall’EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare, con sede a Parma) per una valutazione sui rischi per la salute dei consumatori; per la sua definitiva applicazione serve ora il via libera del Consiglio UE.

Se è vero che la fame e la malnutrizione rappresentano un problema reale e serio, soprattutto se rapportato al continuo e sempre più veloce incremento demografico che si registra a livello planetario, per cui la ricerca di nuove fonti alimentari rappresenta sicuramente un ambito scientifico da approfondire e sostenere, è altrettanto vero che molto bisogna ancora fare riguardo allo spreco di cibo ed alla sua equa distribuzione nel mondo, per cui ben vengano questi studi ma altrettanta attenzione si riservi a quanto già oggi si produce e viene sprecato in una maniera che definire incivile è un eufemismo. 
Il principio di pianificazione ha avuto espresso riconoscimento sin dalla legge 1497/1939. 

La legge sulle bellezze naturali prevedeva, infatti, che per le cd. bellezze d’insieme si potesse procedere alla adozione di un piano territoriale paesistico al fine di impedire che le località interessate fossero utilizzate in modo pregiudizievole alla bellezza panoramica. 

Al piano, non casualmente definito all’epoca piano regolatore, non era estranea in linea di principio la funzione regolatrice e programmatoria caratteristica dei piani territoriali.


La pianificazione paesaggistica.

I limiti della impostazione originaria furono corretti attraverso la norma contenuta nell’articolo 1-bis, legge 431/1985, che ha imposto alle Regioni di sottoporre a specifica normativa d’uso e di valorizzazione ambientale il territorio su cui ricadono i beni vincolati ex lege mediante la redazione di piani paesistici o di piani urbanistico-territoriali. 

La legge del 1985 ha attribuito ai detti piani dei contenuti ed un valore sovraordinato rispetto agli strumenti urbanistici comunali e ciò al fine di offrire adeguata tutela ai valori paesistici presenti sul territorio, in modo tale da proteggerli e sottrarli ai processi di trasformazione governati in forme non troppo accorte e dai pericoli di degrado ambientale che potevano essere determinati da in interventi indiscriminati sui beni vincolati.

La riforma del 1985, confermata dall’articolo 149 del Codice, ha rafforzato l’esigenza di superare la concezione meramente conservativa e monumentale della tutela, inserendo la disciplina paesaggistica all’interno dei processi sociali ed economici.

Quanto al piano paesistico, il mantenimento della dizione della legge del 1939 non ha significato la riproposizione del vecchio schema. Come già chiarito dall’articolo 149, comma 1, del Codice, i due tipi di piano hanno le medesime finalità ambientali.

Nel Codice emergono, del resto, le novità più radicali nel sistema della pianificazione.


L’odierna impostazione data al Codice sembra seguire le linee guida già prefigurate dai testi normativi successivi al recepimento della Convenzione europea sul paesaggio in Italia. In questa ottica viene introdotto un sistema che si propone di restituire alla pianificazione quella funzione centrale, che già il richiamato articolo 1-bis della legge Galasso in qualche modo prefigurava, e che invece sinora è stata rivestita dal sistema vincolistico.

Il Codice ha voluto riempire di contenuti regolativi minimi obbligatori i piani paesistici, in modo da renderli strumenti di effettivo governo dello sviluppo sostenibile delle aree paesaggisticamente rilevanti. 

La pianificazione paesaggistica.


La pianificazione paesaggistica diviene il passaggio obbligatorio essenziale per la conservazione, la pianificazione e la gestione del paesaggio, con estensione di essa a tutto il territorio regionale, con la previsione di diverse graduazioni di tutela in relazione alla ricognizione dei valori paesaggistici e alla conseguente assegnazione di obiettivi di qualità paesistica, nonché di interventi di recupero nelle aree degradate, in obbedienza alle indicazioni emerse dalla Convenzione europea del paesaggio. 

Questi obiettivi comportano che la tutela del paesaggio non sia ristretta a mere finalità di conservazione e salvaguardia, ma si estenda alla regolazione di ogni intervento umano destinato ad incidere sul paesaggio. 

In tale ottica, lo strumento principale con cui ogni intervento viene correttamente orientato rispetto ai profili paesaggistici è la pianificazione, che costituisce una strumento diretto, con cui, coscientemente, si prescrivono le modalità attraverso le quali devono avvenire determinate modificazione del paesaggio.

Il piano paesaggistico costituisce un piano territoriale.


Il piano paesaggistico costituisce un piano territoriale, i cui effetti non sono solo quelli caratteristici di un piano di direttive, ma anche quelli di un piano di prescrizioni immediatamente vincolanti per i soggetti privati. 

Per quanto attiene alle funzioni che può avere il piano paesaggistico ed all’estensione del suo contenuto, una recente ed autorevole giurisprudenza amministrativa ha chiarito che «il piano paesistico, non può che prendere atto di tutti i vincoli preesistenti o successivamente imposti, recependo le relative norme d’uso, di conservazione e ripristino, avendo la funzione di delineare gli ambiti in cui suddividere tutto il territorio regionale, e di definire prescrizioni e previsioni dirette alla conservazione degli elementi costitutivi e delle morfologie dei beni paesaggistici solo ove non già contenute negli atti di individuazione dei singoli beni soggetti a tutela del territorio».

La legislazione regionale, al di là della tipologia pianificatoria adottata, ha ampliato l’ambito di incidenza della disciplina oltre i confini ambientali. Con la conseguenza che i contenuti e le finalità di conservazione e valorizzazione hanno finito per caratterizzare ogni atto di pianificazione urbanistica. 

Tali aspetti sono stati richiamati dalla Corte Costituzionale, secondo cui il piano paesistico opererebbe con le tecniche e gli effetti propri dei piani urbanistici, ancorché risulti principalmente preordinato alla protezione dei valori estetico-culturali. 

Con la conseguenza che, da un lato, esso può estendersi ad aree non interessate dalla tutela del paesaggio, dall’altro, oltre a possedere l’efficacia propria del piano territoriale di coordinamento urbanistico, come tale destinato a orientare mediante direttive l’azione degli enti titolari di competenze urbanistiche, esprime, altresì, «una immediata operatività vincolante per i soggetti privati».

Il Codice ha innovato profondamente la disciplina. 


I principi fondamentali della materia sono contenuti negli articoli 135 e 143, secondo cui il piano paesaggistico, diversamente dal passato allorché la sua adozione era obbligatoria unicamente per i beni vincolati ex legge, può arrivare comprendere gran parte del territorio regionale e definire le trasformazioni compatibili, le azioni di recupero e di riqualificazione delle aree e gli interventi di valorizzazione. 

Alla stregua delle caratteristiche delle aree e del livello di integrità ambientale, il piano può suddividere il territorio regionale in ambiti omogenei, secondo una gradazione che comprende non solo le aree di elevato pregio paesaggistico, ma anche quelle compromesse o degradate, la cui reintegrazione può determinare la realizzazione di nuovi valori paesaggistici. 

Il piano attribuisce a ciascun ambito, secondo il valore paesaggistico riconosciuto nell’area, obiettivi di qualità paesaggistica con riguardo alla conservazione ambientale, alla previsione dello sviluppo urbanistico ed edilizio compatibile e alle attività di recupero e riqualificazione delle aree compromesse o degradate.
Le popolazioni indigene dell’America Latina consideravano l’ananas un simbolo di ospitalità e lo regalavano a giovani come buon auspicio per il successo nella vita. Possiamo aggiungere facilmente l’ananas alla nostra alimentazione a colazione, a merenda o come spuntino.

L'ananas è uno dei frutti migliori per la salute e l'alimentazione corretta: ecco tutte le proprietà e le calorie dell'ananas e perché fa bene.

Accanto alle banane, l’ananas è il secondo frutto tropicale più popolare in Italia.

Accanto alle banane, l’ananas è il secondo frutto tropicale più popolare in Italia.

L'ananas: origini.


E’ originario del Sud America, in particolare del Brasile e Paraguay. Mangiare questo delizioso frutto su base regolare offre immensi vantaggi per la salute, più di quelli che si possa pensare.

Come apprendiamo dalle tabelle Inran l’ananas fresco è un frutto ricco di vitamine e sali minerali. È un frutto molto dissetante per via del suo elevato contenuto di acqua. L’ananas non contiene né grassi saturi né colesterolo.

Proprietà e calorie.


Secondo l’Inran 100 grammi di ananas fresco forniscono al nostro organismo 1 grammo di fibre e 10 grammi di carboidrati disponibili che corrispondono agli zuccheri naturali presenti in questo frutto.

È importante tenere in considerazione l’ananas come fonte di sali minerali dato che 100 grammi della sua polpa contengono 250 mg di potassio, 05 mg di ferro, 17 mg di calcio e 8 mg di fosforo.

Per quanto riguarda l’ananas come fonte di vitamine, sottolineiamo la presenza di 17 mg di vitamina C e di 7 µg di vitamina A retinolo equivalente. Per quanto riguarda il sodio, l’ananas ne contiene solo 2 mg.



L’ananas è un frutto leggero e povero di calorie. Infatti 100 grammi di ananas (parte edibile, dunque la polpa senza buccia) apportano al nostro organismo soltanto 40 calorie.



Ecco 10 ricette di cucina con l’ananas, in collaborazione con Il Mondo dei Dolci e La Cucina di Susana.

Ricettario.

Ananas e melone invernale con gelatina di melagrana.
Ananas e melone invernale con gelatina di melagrana
gaufrette a fiore con ananas e panna
torta gelato all'ananas
Ananas caramellato con crema all’arancia.
Ananas caramellato con crema all’arancia
Carpaccio di ananas marinato al prosecco.
Carpaccio di ananas marinato al prosecco
Arrosto di tacchino freddo con ananas.
Arrosto di tacchino freddo con ananasSpiedini di pollo e ananas con salsa di soia.



spiedini_di_pollo_e_ananasCoppette di ananas con crema e kiwi.
coppette di ananas con crema e kiwi
Frappé di ananas e papaia.
Frappé di ananas e papaia
Sformati di ananas alle fragole.
Leggi anche: Il ribes sia rosso che nero ha delle proprietà favolose per il nostro organismo.
sformati_di_ananas
Conosci le tante proprietà della zucca? Dal sapore dolce e prelibato, ma povera di zuccheri e ricca di acqua, la zucca è un vero toccasana.

Le proprietà della zucca aiutano a contrastare l'invecchiamento e sono benefiche per gli occhi e per la salute, combattendo lo stress.

Quante calorie contiene la zucca? La zucca è un ortaggio davvero poco calorico. Infatti 100 grammi di zucca gialla apportano soltanto 18 calorie. Possiamo dunque scegliere la zucca come contorno leggero e come ingrediente per le nostre ricette autunnali.

La zucca può essere facilmente coltivata nei nostri orti. Le sue piante danno origine, oltre ai frutti che ben conosciamo, a dei fiori gialli commestibili che sono ottimi da gustare crudi in insalata, come condimento per la pasta, oppure cotti in una pastella composta da acqua e farina di ceci, oppure da farina di grano e birra.
La zucca può essere facilmente coltivata nei nostri orti.

La zucca è un vero toccasana.

Attraverso l'impiego di una centrifuga, dalla polpa di zucca può essere ricavato un ottimo succo, dalle proprietà benefiche riconosciute.

Il succo di zucca è indicato in caso di ulcera e di particolari condizioni di acidità all'interno dell'apparato digerente.

La medicina naturale.


La medicina naturale consiglia, in questi casi, di consumare un bicchiere di succo di zucca tre volte al giorno, un'ora e mezza prima dei pasti. Ad esso sono state inoltre attribuite proprietà di prevenzione nei confronti dei tumori.
Leggi anche: I carciofi sono una miniera di proprietà benefiche ideali per integrare un' alimentazione sana.
Il consumo del succo di zucca, e della stessa polpa di zucca, viene consigliato in caso di insonnia, poiché ad esso vengono attribuite delle efficaci proprietà sedative.

Il consumo della zucca è inoltre indicato da parte della medicina naturale in caso di scompensi ormonali durante l'adolescenza e la menopausa.

Il consumo di semi di zucca.


Il consumo di semi di zucca e di polpa di zucca è ritenuto benefico nell'eliminazione dei parassiti intestinali, contro i quali essa rappresenta un vero e proprio rimedio naturale privo di controindicazioni.

Ricettario.


Ecco 10 deliziose ricette con la zucca in collaborazione con La Cucina di Susana e Giallo Zafferano.



Come creare un perfetto menù di Halloween: Tortelli di Zucca, un primo piatto prelibato.

Come creare un perfetto menù di Halloween: Terrificante Strega Sbudellata.
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Halloween idee e ricette per una festa speciale: Biscotti di zucca della strega.
Biscotti di zucca della strega
Halloween idee e ricette per una festa speciale: Cheesecake alla zucca con ragnatela.
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Halloween idee e ricette per una festa speciale: Dolci bare di Halloween.



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Halloween idee e ricette per una festa speciale: deliziose frittelle dolci alla zucca.
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Tagliatelle di zucca con briciole di salsiccia.
Tagliatelle di zucca con briciole di salsiccia
Tortellini in brodo di zucca.
Tortellini in brodo di zucca
Zucca al forno con prosciutto crudo.
Zucca al forno con prosciutto crudo
Fiori di zucca ripieni con ricotta di bufala.
Fiori di zucca ripieni con ricotta di bufala