Le notizie sull'antica medicina egizia sono tratte da un papiro risalente al 7 secoli a. C., il papiro dì Ebers dal nome del suo scopritore che lo rinvenne nel 1872.


Questo papiro riassume senza dubbio tradizioni assai più antiche, elenca ben 700 piante medicinali, usate tuttora dai medici egiziani. Coloro che conoscevano i segreti delle erbe erano tenuti in grande considerazione e questa facoltà era quasi sempre attribuita alle divinità.


Iside era esperta nelle preparazioni erboristiche. Osim, figlio di un re, era un conoscitore di droghe e di erbe; il dio della medicina Thot (Era ritenuto il creatore dell'arte, della scienza, della magia, dell'alchimiae della religione egiziana.

Più tardi venne identificato dai Greci con Hermes Trismegistus) è raffigurato nei templi egizi con la testa dell'Ibis mentre naviga su una barca colma di erbe medicinali.


Questo papiro ci spiega come gli Egiziani usassero le piante anche in numerosi unguenti di bellezza e come fossero competenti in fatto di preparazioni erboristiche. Tali preparazioni erano affidate di solito ai sacerdoti che studiavano decotti, confezionavano pastiglie, spremevano con i torchi i succhi delle erbe.


Nel papiro sono elencate preparazioni anche molto complesse a base di dieci e più sostanze diverse. Nei dolori di stomaco ad esempio si raccomanda una poltiglia di miele, bacche di ginepro, olio ed altri sette ingredienti vegetali.


Purtroppo non è possibile ricostruire molto dell'erboristeria egiziana in quanto non è facile attribuire gli antichi nomi alle erbe attualmente conosciute. Di certo sono stati identificati: il ricino, il lino, il sesamo, il ginepro, la mandragora, l'assenzio, il giusquiamo. La menta piperita, ritrovata in una tomba, era un'erba medicamentosa molto importante, al pari della salvia edella camomilla; tra le erbe inebrianti erano conosciuti il papavero e la canapa indiana. Il cedro era considerato un efficace controveleno, come illustrano alcune pitture del tempio di Karnak.


Numerosi erano gli unguenti usati dagli Egizi contro le malattie; il più celebre era chiamato Kyphi e sembra che questo unguento fosse composto da una cinquantina di ingredienti. Le droghe vegetali servivano pure nell'imbalsamazione dei cadaveri.


Le mummificazioni allora in uso erano realizzate con l'aiuto di piante, d'essenze aromatiche e di salamoie seguendo una tecnica minuziosa. Il segreto dell'imbalsamazione apparteneva ai sacerdoti. Lo storico greco Erodoto ne ha dato la seguente descrizione: "Dopo aver pulito i visceri con vino di palma, li si cosparge di spezie tritate.


Poi si riempie l'addome di mirra tritata, di gaggia e di ogni specie di sostanze fumigene. Fatto questo si tiene a bagno il cadavere per 70 giorni nel natro (carbonato di sodio naturale). Infine il cadavere viene lavato, avvolto in fasce spalmate di gomme, resine e balsami".