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Viticoltura biologica: introduzione (1a parte).

viticoltura biologicaIl tema del biologico è entrato nel quotidiano in ragione di sensibilità personali, interessi professionali, a volte politici, temi sociali salutistici e istanze ambientalistiche. 

Il comparto vitivinicolo non si sottrae a questa cornice; anzi, la grande crescita che negli ultimi 10 anni ha portato i vigneti gestiti con il metodo biologico ad essere il 5% delle superfici italiane coltivate a vite, con una dimensione quindi superiore alla media generale delle coltivazioni biologiche, dimostra interessi ancora più rilevanti. 

La trasformazione in vino dell’uva prodotta con il metodo biologico non è stata regolamentata, al pari di altri settori dell’agroalimentare, creando qualche zona d’ombra sul suo sviluppo; tuttavia essa denota una ridotta problematicità per la naturalità del suo processo, facilitando la predisposizione e definizione di regole comuni. 

Esse devono essere chiare ed omogenee in alternativa all’attuale regolamentazione, operata da alcuni Enti Certificatori con la redazione di propri Disciplinari di vinificazione, per approdare ad un Disciplinare unico condiviso a livello europeo, se possibile.
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La fertilità, la vita stessa dei suoli,è in pericolo. In nome della produttività, abbagliato dalla corsa al profitto, l’uomo ha dimenticato che il cibo e il vino sono un prodotto della Terra, e che la Terra chiede rispetto. Dal 1985 ad oggi è stata utilizzata più della metà dei fertilizzanti chimici mai prodotti nella storia dell’uomo, negli ultimi vent’anni abbiamo immesso nella Terra la stessa quantità di prodotti chimici prima impiegati in un secolo:una crescita esponenziale. Senza rifiutare la Scienza e le sue scoperte,bisogna chiederle di mettersi, con un atto di umiltà, sullo stesso piano di tante conoscenze troppo in fretta dimenticate o emarginate, figlie della pratica quotidiana e dell’esperienza, di conoscenze ancestrali e di rispetto (Petrini,2008).
 
Quando beviamo un vino vero, quando ci si commuove per sapori o aromi particolari, è in realtà un mondo remoto che si ammira. Un mondo remoto che le leggi della Terra trasformano in una qualità fisica, restituendo alla Terra tutte le sue facoltà. Grazie a un’agricoltura rispettosa e artistica, l’uomo svolgerà pienamente il suo ruolo. Il gusto del vino può essere unico e inimitabile soltanto se è la piena espressione del suo clima e del proprio territorio. Perché le viti assorbano le caratteristiche del territorio per mezzo delle loro radici,questo deve essere vivo, perché i lieviti assorbano il clima in tutte le sue molteplici sfaccettature (vento, topografia, luce, calore, ecc.) non devono venire a contatto con agenti chimici di sintesi. Quando il sito produttivo ha dato piena espressione di sé, grazie alla sua coltivazione mediante pratiche agricole sane, gli aromi creati artificialmente non sono più necessari (N. Joly, 2007).
Il nuovo logo europeo del biologico
Nuovo logo europeo del Biologico

La biodiversità nel campo coltivato.
Uno dei temi centrali dell’ecologia è costituito dalla diversità biologica. La biodiversità animale e vegetale è diventata un parametro di riferimento nello studio del campo coltivato: basti pensare a come gli approcci quantitativi e qualitativi nello studio della biodiversità siano sempre più visti come indicatori della qualità dell’ambiente (Paoletti,1999).

La biodiversità può essere definita da due componenti:
1) la varietà delle specie;
2) l’abbondanza relativa di ciascuna di esse (equipartizione o eveness).


La prima componente può ridursi al “catalogo” delle specie, la seconda alle dimensioni relative delle singole popolazioni (Mugurran,1988). Ne deriva che per studiare in modo rigoroso la biodiversità andranno considerate entrambe le componenti. 

L’importanza della vegetazione spontanea.
Si è assistito negli ultimi decenni alla graduale scomparsa degli spazi naturali dalla campagne e di conseguenza a un’eccessiva semplificazione dell’agroecosistema di pianura. Soltanto in tempi recenti è stata evidenziata l’importanza degli spazi naturali nell’incrementare la diversità biologica del territorio e mantenere la stabilità dell’ambiente agrario, migliorandolo dal punto di vista ecologico ed economico.

Le piante spontanee, presenti nel campo coltivato o nelle aree marginali adiacenti, possono infatti svolgere un importante ruolo in agricoltura, favorendo in vario modo le popolazioni di insetti utili. 

L’importanza delle siepi nella lotta naturale agli organismi dannosi va ricercata anche nelle possibilità di fornire una continuità ecologica fra le diverse colture presenti in campo, costituendo corridoi di spostamento per gli ausiliari. 

Le siepi.
Siepi,filari frangivento e fasce boscate rappresentano per molti ausiliari (insetti pronubi e artropodi che si nutrono di organismi dannosi alle colture), importanti luoghi di rifugio nei quali trovare cibo e riparo nei momenti più critici dei ciclo biologico (Celli et al.,1996; Ferrari et al.,1998, Burgio et al.,2000). Per i Coleotteri Coccinellidi le siepi rappresentano un rifugio importante specialmente nel periodo autunno-invernale. 

Interfilari inerbiti.
Le bordure e gli interfilari inerbiti sono importanti per la sopravvivenza di numerose specie di entomofagi utili.

In agricoltura biologica è necessario gestire in modo oculato lo sfascio della vegetazione spontanea, attraverso operazioni che tengano conto del ciclo biologico degli organismi utili e dei fitofagi. Le operazioni di sfalcio sarebbero da evitare, ad esempio, nei periodi in cui le piante erbacee ospitano ingenti popolazioni di entomofagi o di pronubi selvatici, per evitarne la distruzione o l’allontanamento.
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Agenti dannosi e lotta naturale.
Le cicaline.
Le cicaline di interesse viticolo sono rappresentate da due specie:la cicalina gialla (Zygina rhamni) e la cicalina verde (Empoasca vitis), quest’ultima assai più diffusa e dannosa.
La cicalina verde, ampiamente diffusa e temuta in tutta l’Italia settentrionale, attacca invece le foglie a livello delle nervature, ostacolando il flusso della linfa. A seguito dell’attacco si verificano vistosi ingiallimenti o arrossamenti del margine fogliare che, successivamente, si arriccia e dissecca.
Esistono svariati antagonisti naturali in grado di tenere sotto controllo le infestazioni di cicaline. Tra questi l’Imenottero parassitoide Anagrus atomus. Questo insetto attacca le uova di svariate specie che infestano piante spontanee e coltivate. 

Tignole.
La tignoletta della vite (Lobesia botrana) è stato per molti anni il fitofago chiave della coltura nelle diverse aree viticole italiane. Nelle regioni più settentrionali,in zone circoscritte, L. botrana condivide la stessa nicchia ecologica con la tignola della vite (Eupoecilia ambiguella) che, in certe annate,può diventare il fitofago principale. I maggiori problemi si registrano nelle zone di pianura poco ventilate ed in vigneti con forte rigoglio vegetativo,dove l’ombreggiamento e il ristagno di umidità creano un microclima favorevole allo sviluppo delle popolazioni. 

In viticoltura biologica la difesa è incentrata sull’impiego di preparati microbiologici a base di Bacillus thuringiensis. In comprensori viticoli di grandi dimensioni, ottimi risultati sono stati ottenuti col metodo della confusione sessuale. A carico delle uova e degli stadi giovanili di L. botrana e E. ambiguella si sviluppa un complesso di antagonisti naturali, soprattutto Imenotteri parassitoidi, la cui attività è ugualmente in grado di provocare un’elevata mortalità nelle popolazioni (Marchesini e Dalla Montà, 1998).
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