Le piante di Erbe Aromatiche richiedono meno attenzioni rispetto alle altre piante dell’orto; tanto è vero che spesso rischiamo di dimenticarcele.

L’angolo più asciutto e soleggiato del nostro orto è tutto ciò che ci chiedono per mantenersi in buona salute.

Sono effettivamente piante molto rustiche ma sanno dare un tocco veramente speciale ai nostri cibi.

Senza le aromatiche molte ricette della cucina mediterranea perderebbero l’unicità che le contraddistingue, profumi, aromi e sapori unici.
Le piante di Erbe Aromatiche richiedono meno attenzioni rispetto alle altre piante dell’orto

Le erbe aromatiche servono per mantenerci più sani.

Fermarsi un momento a leggere le proprietà utili per il nostro organismo di molte aromatiche, anche tra le più classiche, come Salvia o Rosmarino, ci fa accorgere di quanto sarebbe importante utilizzarle più spesso nei piatti di ogni giorno, per mantenerci più sani ed aiutarci a rimediare ad alcuni dei comuni errori della dieta moderna.



Per questo è utile conoscerle ed imparare ad aggiungerle alle nostre preparazioni.

Le erbe aromatiche servono a rimediare ad alcuni dei comuni errori della dieta moderna.


Gli usi in cucina dell'aneto.


Vediamo, nel dettaglio, gli usi in cucina e le virtù di alcune tra le erbe e spezie più note.

L'aneto è simile al finocchio e al finocchietto selvatico ma più  delicato.



Ottimo con il pesce, spesso abbinato al salmone, ma  anche con formaggi freschi ed omelette.
Usato generalmente nelle marinate e per arricchire  sughi per la pasta.

Stimolante generale, digestivo,  carminativo (favorisce l'espulsione di gas  nello stomaco e nell'intestino)
Vediamo, nel dettaglio, gli usi in cucina e le virtù di alcune tra le erbe e spezie più note.

Le proprietà dell'aneto.

Le proprietà dell’aneto si evidenziano soprattutto a livello gastrointestinale. Questa pianta è ottima ad esempio per chi ha problemi di digestione, meteorismo o soffre di coliche e crampi allo stomaco. L’aneto è inoltre in grado di combattere l’alitosi e grazie al suo potere diuretico è un rimedio naturale interessante per chi soffre di cellulite o ritenzione idrica.

Grazie alla presenza di alcuni oli essenziali presenti nell'aneto, questa erba aromatica è in grado di stimolare la bile e i succhi gastrici, allo stesso tempo migliorando la peristalsi intestinale. Ha inoltre doti depurative e calmanti, se assunta prima di dormire, aiuta a riposare meglio.
Le proprietà dell’aneto si evidenziano soprattutto a livello gastrointestinale.

Sembra poi che l’aneto abbia anche proprietà antimicrobiche e antifungine, dunque potrebbe rivelarsi un ottimo alleato del nostro sistema immunitario.

L’aneto vanta infine proprietà anticancro grazie alla presenza di alcuni prinicipi attivi chiamati monterpeni. Queste sostanze sono in grado di stimolare e di attivare la secrezione di un enzima chiamato glutathione-S-transferase, un potente antiossidante che sarebbe in grado di neutralizzare alcuni agenti cancerogeni.

Ricettario.

Leggi anche: La raccolta delle erbe selvatiche è un momento magico di gratitudine verso la natura.
Ecco 5 ricette con ingrediente l’aneto (in collaborazione con La Cucina Di Susana)

Zabaione salato all’aneto con puntarelle.
Zabaione salato all’aneto con puntarelle
Tartine di aringhe all'aneto.
tartine_all'aneto
Salmone in crosta di aneto



Fricassea di coniglio con pomodori e aneto

Orate al forno con le mandorle.
Orate al forno con le mandorle
Le erbe aromatiche e le spezie sono una componente preziosa in cucina.

Rendono i piatti più saporiti; conferiscono aroma e gusto consentendo di ridurre l'uso del sale da cucina il cui abuso porta spesso a patologie da non sottovalutare.

Ma non sono solo buone, sono anche salutari.

Sono, infatti, ricche di vitamine e sali minerali.

Stimolano i processi digestivi, sono antifermentative, antiinfiammatorie, limitano la proliferazione dei batteri e tonificano gli organi interni.
Le erbe aromatiche sono una componente preziosa in cucina.

Le erbe aromatiche e le spezie conferiscono aroma e gusto.


È importante ricordare che la maggior parte di queste va utilizzata fresca, aggiunta a crudo o solo negli ultimi istanti di cottura.

Gli oli essenziali contenuti in esse, infatti, si disperdono con il calore annullando le loro benefiche proprietà.

Le erbe aromatiche sono una componente preziosa in cucina.


Molte erbe e spezie sono largamente utilizzate in cucina da chiunque e ben conosciute: rosmarino, salvia, alloro, prezzemolo, basilico tra le prime; chiodi di garofano, peperoncino, zafferano, cannella tra le seconde.
Leggi anche: Consigli e Segreti per un impiego domestico delle buone erbe dei campi: come raccoglierle.
Ma ve se sono veramente molte e tutte salutari e di ottimo gusto che ci aiuteranno a dare un tocco in più ai nostri piatti ed una sferzata al nostro organismo.

Per questo è utile conoscerle ed imparare ad aggiungerle alle nostre preparazioni.

Vediamo, nel dettaglio, gli usi in cucina e le virtù di alcune tra le erbe e spezie più note.


Proprietà, usi e benefici dell'alloro.

Le foglie di alloro possono essere raccolte e utilizzate tutto l'anno, ma risultano particolarmente ricche di principi benefici e di essenze aromatiche durante l'inverno e all'inizio della primavera. 

Le bacche, invece, simili quando mature a piccole olive scure, si raccolgono tra ottobre e novembre.

  • Insaporisce sughi e intingoli.
  • Ottimo con pesce e selvaggina.
  • Si usa nella cottura dei legumi.
  • Stimolante generale, antisettico e digestivo

Ricettario.


Ecco 5 ricette con ingrediente l’alloro (in collaborazione con La Cucina Di Susana)

Zuppa di ceci alloro e aglio rosso.
Bocconcini-di-capesante-e-pancetta-c[1]
Orata alle erbe provenzali.
Orata alle erbe provenzali
Mousse di fagiano al cognac.

Mousse di fagiano

Coniglio farcito con le carotine.
coniglio farcito con le carotine

Arista di maiale al forno, con la variante al latte.

Originario del Medioriente, il carciofo selvatico ha costituito fin dall'antichità un prodotto importante per i fitoterapisti di Egizi e Greci, ma pare che altrettanto antico sia il suo impiego nella cucina. Già nel IV sec. a.C. era coltivato dagli Arabi che lo chiamavano "karshuf" (o kharshaf), da cui l'attuale termine.

Nello stesso periodo Teofrasto nella "Storia delle piante" parla di "cardui pineae" che per caratteristiche di forma, proprietà e virtù sarebbero assimilabili ai nostri carciofi.

L'uso di una qualche varietà di carciofo selvatico nella cucina romana è ricordata da Columella, che chiamandolo col nome latino di Cynara, conferma come a quel tempo si usasse consumare quella pianta sia a scopo medicinale che alimentare.
I carciofi sono una miniera di proprietà benefiche.

I carciofi ai tempi di Apicio.


Nel "De re coquinaria" di Apicio, si parla anche di cuori di cynara che, a quanto pare, i Romani apprezzavano lessati in acqua o vino.

La coltivazione del carciofo da noi conosciuto venne introdotta in Europa dagli Arabi sin dal ‘300, ma notizie molto dettagliate sul suo sfruttamento risalgono al '400, quando dopo vari innesti, dalle zone di Napoli si diffuse prima in Toscana, e successivamente in molte altre regioni. Nella pittura rinascimentale italiana, il carciofo è rappresentato in diversi quadri: "L'ortolana" di Vincenzo Campi, "L'estate" e "Vertumnus" di Arcimboldo.



Il carciofo dapprima non godette di un eccessivo favore culinario, tanto che ai primi del '500 Ariosto affermava: "durezza, spine e amaritudine molto più vi trovi che bontade". In quell'epoca, l’ortaggio iniziò comunque a comparire frequentemente nei trattati di cucina, dove si spiegava anche come trinciarlo, e la stessa regina Caterina de' Medici ne divenne una sua estimatrice.

Origine e diffusione.



Il Carciofo è una pianta di origine mediterranea, molto nota fin dall'antichità per i pregi organolettici del capolino (le prime descrizioni risalgono allo storico greco Teofrasto). L'attuale nome volgare in molte lingue del mondo deriva dal neo-latino "articactus" (in alcuni dialetti settentrionali è chiamato articiocco); il nome italiano "carciofo" e lo spagnolo "alcachofa" derivano dall'arabo "harsciof".
Leggi anche: Gastronomia in Umbria: l'olio extravergine di oliva.
La coltura del carciofo è diffusa in alcuni Paesi del Mediterraneo, in particolare soprattutto Italia, poi Francia e Spagna, mentre è poco conosciuto in molti altri Stati.

La maggior parte della produzione commerciale è destinata al consumo fresco, il resto all'industria conserviera e dei surgelati. La coltura del carciofo è diffusa soprattutto nell'Italia meridionale, dove con il risveglio anticipato della carciofaia in estate è possibile anticipare l'epoca delle raccolte all'inizio dell'autunno.
La maggior parte della produzione commerciale del carciofo è destinata al consumo fresco.

Esigenze ambientali.

Il carciofo richiede un clima mite e sufficientemente umido, per cui il suo ciclo normale è autunno-primaverile nelle condizioni climatiche del bacino mediterraneo; tende alla produzione primaverile-estiva nelle zone più fredde.. Il carciofo resiste abbastanza bene fino a temperature di 0°C.

Temperature inferiori possono provocare danni più o meno gravi alle infiorescenze ed alle foglie; a temperature inferiori a -10°C possono essere compromesse anche le gemme del fusto rizomatoso.

Il carciofo risente anche della temperatura molto elevata, per cui la fase del riposo vegetativo capita tra la fine della primavera e l'estate.



Ha elevate esigenze idriche, in parte soddisfatte dalla piovosità dell'epoca di coltivazione; nella coltura precoce estiva è necessario intervenire con abbondanti apporti di acqua.

Il carciofo preferisce terreni profondi freschi, di medio impasto e di buona struttura, a reazione intorno alla neutralità, pur adattandosi a terreni di diverse caratteristiche.

Le varietà.

Ciò che distingue i diversi tipi di carciofo sono le spine che possono essere presenti o meno e il colore che può essere verde tendente al grigio o violetto. Oggi le varietà spinose più conosciute sono: i verdi della Liguria e di Palermo, e i violetti di Chioggia, Venezia e Sardegna. Un'ulteriore varietà di spinoso è quello di Toscana, di colore violaceo.

Fra i non spinosi, invece, troviamo il cosiddetto Romanesco, comunemente conosciuto come mammola, quello di Paestum e di Catania.

La massima produzione di carciofi l'abbiamo da novembre a giugno. Il requisito fondamentale del carciofo è la freschezza, quindi al momento dell'acquisto è bene scegliere carciofi pieni, sodi, con foglie dure e ben serrate.



Quando li si acquista devono essere sodi e senza macchie. Preferire gli esemplari più piccoli con le punte ben chiuse. Il gambo deve essere duro e senza parti molli o ingiallite. Se il gambo è lungo ed ha ancora delle foglie attaccate, controllare che siano fresche.

Per la conservazione si consiglia: se sono molto freschi ed hanno il gambo lungo di immergerli nell'acqua come si farebbe con i fiori freschi. Per riporli in frigo si devono togliere le foglie esterne più dure e il gambo; lavati e ben asciugati vanno messi in un sacchetto di plastica o un contenitore a chiusura ermetica: si conserveranno per almeno 5-6 giorni.

Si possono anche congelare dopo averli puliti e sbollentati in acqua acidulata con succo di limone, lasciati raffreddare e sistemati in contenitori rigidi.
Leggi anche: L' ananas è uno dei frutti migliori per la salute e l'alimentazione corretta, perché fa bene.
Gustosi e versatili, questi ortaggi rappresentano una vera e propria miniera di principi attivi, utili sia per la digestione e la diuresi che per la cura della bellezza di viso, corpo e capelli.
 il Carciofo di Montelupone è coltivato nel territorio collinare tra le valli del fiume Chienti e del Potenza.

I carciofi in cucina.

In cucina i carciofi molto teneri si possono mangiare anche crudi, mentre gli altri vengono preparati fritti, alla giudia, alla romanesca, insomma nei più svariati modi.

Si ricordo inoltre che in molte regioni italiane c'è la grande tradizione di fare con i carciofi le conserve sott'aceto o sott'olio.

Ricettario.

10 ricette di cucina con i carciofi.
Ecco 10 ricette di cucina con ingrediente principale il carciofo, in collaborazione con La Cucina di Susana.
Eliche con carciofi e pomodori.
Eliche con carciofi e pomodori
Fondi di carciofi ripieni con salsiccia e pomodorini ciliegia.
Fondi di carciofi ripieni


Risotto ai carciofi con riduzione di liquirizia

Tasca di vitello ripiena di carciofi

Trippa con carciofi
Frollini al parmigiano con crema di carciofi


Carciofi alla romana


La relazione fra semplicità interna e semplicità ecologica è tutt’oggi scarsamente compresa; ciò è dovuto, almeno parzialmente, al fatto che la maggior parte dei biologi non conoscono la prospettiva ecologica. Come spiega Morowitz:

Il mantenimento della vita è qualcosa che riguarda più un sistema ecologico che non un singolo organismo o una singola specie.

La biologia tradizionale, invece, tendeva a concentrarsi più sui singoli organismi che non sul continuum biologico; e, in questo modo, ricercava l’origine della vita come se si fosse trattato di un singolo evento, nel quale un organismo fosse emerso dall’ambiente circostante.
Il mantenimento della vita è qualcosa che riguarda più un sistema ecologico che non un singolo organismo o una singola specie.

La scienza della vita.


Al contrario, una prospettiva più bilanciata sotto il profilo ecologico esaminerebbe i cicli proto-ecologici e i rispettivi sistemi chimici che è necessario si siano sviluppati e arricchiti mentre i primi oggetti simili a organismi facevano la loro comparsa.



Nessun organismo può vivere in una situazione di completo isolamento. Per i loro fabbisogni energetici, gli animali dipendono dalla fotosintesi delle piante, e queste - a loro volta - dipendono dall’anidride carbonica prodotta dagli animali (così come dall’azoto che i batteri fissano alle loro radici); e, nel loro insieme, piante, animali e microrganismi regolano l’intera biosfera e mantengono quelle condizioni che rendono possibile la vita.

La prospettiva ecologica.


Stando alla teoria di Gaia, elaborata da James Lovelock e Lynn Margulis, l’evoluzione dei primi organismi viventi procedette di pari passo con la trasformazione della superficie planetaria da un ambiente inorganico a una biosfera in grado di autoregolarsi: «In tal senso» scrive Harold Morowitz «la vita è una proprietà che andrebbe attribuita ai pianeti più che non ai singoli individui».


La vita definita in termini di DNA.


Ritorniamo ora alla domanda «Che cos’è la vita?», e chiediamoci: come funziona una cellula batterica? Quali sono le sue caratteristiche essenziali? Quando osserviamo una cellula al microscopio elettronico possiamo notare che, nei suoi processi metabolici, entrano in opera delle particolari macromolecole (molecole molto grandi, che consistono di lunghe catene formate da centinaia di atomi). Nelle cellule troviamo due tipi di queste macromolecole: le proteine e gli acidi nucleici (dna e rna).

Nelle cellule batteriche ci sono essenzialmente due tipi di proteine: gli enzimi, che agiscono come catalizzatori nei vari processi metabolici, e le proteine strutturali, che sono parte della struttura delle cellule stesse. Negli organismi più evoluti troviamo anche molti altri tipi di proteine con proprie funzioni specializzate, come gli anticorpi del sistema immunitario o gli ormoni.

La scienza della vita, la prospettiva ecologica e la vita definita in termini di DNA.Twitta

Dato che la maggior parte dei processi metabolici vengono catalizzati da enzimi, e gli enzimi sono
codificati dai geni, possiamo dire che i processi cellulari sono controllati a livello genetico - cosa, questa, che garantisce loro una grande stabilità. Le molecole di rna, poi, svolgono la fùn-zione di messaggeri: esse, cioè, trasportano dal dna le informazioni codificate per la sintesi degli enzimi e, in questo modo, stabiliscono il collegamento critico tra le strutture genetiche e quelle metaboliche della cellula.

Il DNA è inoltre responsabile del processo di autoreplica-zione cellulare. 


Si tratta di una caratteristica di cruciale importanza per la vita: senza di essa, infatti, qualunque struttura organica fosse venuta a formarsi avrebbe poi finito per corrompersi fino a sparire, e la vita non avrebbe mai potuto evolversi. Considerando questa straordinaria importanza rivestita dal dna, potremmo addirittura concludere che esso è la singola caratteristica strutturale della vita. Potremmo cioè semplicemente dire: «I sistemi viventi sono sistemi chimici che contengono dna».

C’è però un problema in questa definizione, problema che nasce dal fatto che anche le cellule morte contengono dna. In effetti, le molecole di dna possono conservarsi per centinaia - se non anche migliaia - di anni dopo la morte dell’organismo: un esempio particolarmente eclatante si è avuto pochi anni fa, quando degli scienziati tedeschi sono riusciti a identificare la precisa sequenza genetica nel dna estratto da un teschio di un uomo di Neanderthal - ossia da ossa morte da oltre centomila anni!10 La semplice presenza del dna, pertanto, non è ancora sufficiente per definire la vita. Alla fin fine, dovremmo modificare la nostra definizione e dire: «I sistemi viventi sono sistemi chimici che contengono dna, e che non sono morti».
Leggi anche: Le regioni italiane: dal formidabile mondo alpino dell´Alto-Adige AI paesaggi e luoghi da sogno dell’italia meridionale.
Ma, dicendo questo, non faremmo altro che affermare che «un sistema vivente è un sistema che è vivo» — ossia, niente di più di una mera tautologia.

Le strutture molecolari delle cellule.


Queste brevi considerazioni ci mostrano come le strutture molecolari delle cellule non siano sufficienti a fondare una definizione della vita. Dobbiamo quindi descrivere anche i processi metabolici che avvengono nella cellula: dobbiamo - in altri termini - analizzare i vari modelli di relazione fra le macromolecole.

Nel far questo, piuttosto che concentrarci sulle singole parti della cellula, porremo la nostra attenzione sulla cellula stessa intesa come una totalità.

Secondo il biochimico Pier Luigi Luisi, specializzato nella ricerca sull’evoluzione molecolare e l’origine della vita, questi due diversi approcci — quello incentrato sul dna e quello incentrato sulla cellula - rappresentano le due principali correnti filosofiche e sperimentali nell’odierna scienza della vita.
L'evoluzione molecolare e l’origine della vita rappresentano le due principali correnti filosofiche e sperimentali nell’odierna scienza della vita.


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fonte: IpCeI
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Ricco di vitamine e sali minerali, il cavolfiore è un alimento sano ed equilibrato, essenziale in ogni tipo di dieta.

Le sue qualità, sia nutritive che officinali, sono conosciute sin dai tempi antichi, molti metodi curativi includevano infatti i cavolfiori, la cui azione terapeutica è stata poi confermata da successive analisi specifiche.

Le azioni benefiche sono innumerevoli, prima di tutte il rafforzamento delle difese immunitarie, vista l'abbondante presenza vitaminica.

Ricco di vitamine e sali minerali, il cavolfiore è un alimento sano ed equilibrato, essenziale in ogni tipo di dieta.

Recenti ricerche hanno confermato la sua azione positiva contro il colesterolo e l'insorgere del cancro, possono inoltre essere annoverati i suoi poteri antinfiammatori, antiossidanti, antibatterici e antiscorbuto.


In collaborazione con La Cucina di Susana ecco 10 Ricette per Pasqua  con ingrediente principale il cavolfiore.

Cavolfiore fritto, ricetta tipica della cucina marchigiana.


Cavolfiore fritto con salsa alle erbe e uova.

Cavolfiore fritto con salsa alle erbe e uova

Cavolfiore gratinato.


Dal di cavolfiore specialità indiana.

Dal di cavolfiore

Cavolfiore con pinoli e grana.

Cavolfiore con pinoli e grana

Cavolfiore fritto, ideale per accompagnare gli arrosti.





Cannelloni di ricotta e baccalà con salsa di cavolfiore al profumo di alici.

Cannelloni di ricotta e baccalà con salsa di cavolfiore al profumo di alici

Lasagne verdi al cavolfiore gratinato.

Fusi di pollo all’ortolana.

Leggi anche: Consigli e Segreti per un impiego domestico delle buone erbe dei campi: come raccoglierle.
fusi di pollo all'ortolana

Gratin di finocchi e cavolfiore alla besciamella.


10 nutritive e terapeutiche Ricette per Pasqua con il cavolfiore, un ortaggio benefico.Twitta
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La Grazia del raccoglitore.
Il momento della raccolta è un momento magico, in cui, con piena gratitudine e rispetto, entriamo in stretta relazione con il mondo vegetale.

L’arte del raccoglitore si esprime nel saper mantenere quella grazia che si espande dalle piante formando un’ armoniosa orchestra fatta di aromi, colori ed energie.

Una semplice pressione può compromettere il raccolto dell’aroma, del profumo, dell’odore e del principio attivo.

Le mani del raccoglitore dovrebbero conoscere e sentire le piante come quelle di un pianista sente e conosce i tasti del pianoforte. La raccolta diviene quindi un momento di scambio tra la pianta che trasmette i propri aromi, colori e essenze, e il raccoglitore che trasmette i migliori valori del suo sentire attraverso i suoi pensieri ed il suo agire.
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La raccolta delle erbe selvatiche.

Di certo poter avvicinarsi all’ambiente naturale e alle piante con questa consapevolezza ci può aiutare a entrare in stretta sintonia con la natura, senza correre alcun rischio di danneggiarla e assicurandoci un raccolto di grande qualità.

Quando raccoglierle.

Il periodo più adatto alla raccolta è il "tempo balsamico", che corrisponde al momento in cui la pianta è più ricca dei suoi principi attivi. La droga può essere il fiore, la corteccia, le foglie, il frutto, la radice e ogni droga ha il suo tempo balsamico.

Le regole.

Le regole sono abbastanza semplici e generali:
per la corteccia, il tempo balsamico è quello della ripresa vegetativa, in primavera, nel momento di risalita della linfa;
per le radici, quando la pianta è a riposo ; per le gemme, quando queste sono ancora chiuse e la perula non si è ancora staccata (la perula è la fogliolina scura, coriacea, che ricopre e protegge la gemma); la sommità fiorita prima che i fiori siano completamente aperti; le foglie in primavera inoltrata, prima chela pianta fiorisca.
La raccolta delle erbe selvatiche è un momento magico di gratitudine verso la natura.Twitta
Sarebbe inoltre meglio tener anche conto dell’influsso della luna e dei pianeti: allora la parte aerea della pianta ( fiori, foglie, semi e frutti) si raccoglie con la luna in fase crescente: i fiori nei segni d'aria (gemelli, bilancia e acquario), le foglie nei segni d'acqua (cancro, scorpione, pesci), i frutti e i semi, nei segni di fuoco (ariete, leone, sagittario).

Le radici vanno dissotterrate in luna calante, nei giorni di terra (toro, vergine e capricorno), sia per consumarle fresche che per conservarle.
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Come conservarle.

Vi sono diversi modi per usufruire di queste piante anche nei periodi in cui non sono reperibili.
Tramite l' essicazione le erbe mantengono inalterate le proprietà terapeutiche per un anno.

Le erbe essiccate servono per la preparazione di infusi, tisane e decotti oppure, polverizzate, per arricchire sughi e minestre.
Leggi anche: Consigli e Segreti per un impiego domestico delle buone erbe dei campi: dove raccoglierle.
E’ preferibile raccogliere le erbe destinate ad essere essiccate al mattino, evitando l' umidità della pioggia o della rugiada. Successivamente vanno pulite, senza bagnarle, per non disperdere i principi attivi idrosolubili.

Gli organi sotterranei vanno spezzettati e tagliati in più parti. L' essiccamento dovrebbe essere fatto in ambienti aerati, lontano dal sole diretto, e a temperature non troppo alte (massimo 40°C) per proteggere i principi attivi temolabili o particolarmente volatili: le piante possono essere legate in mazzi e appese, oppure distese sui telaietti per essiccare funghi e pasta fatta in casa o in cassette di legno con della carta sul fondo; il tutto va coperto con una zanzariera, così da salvaguardarle dagli insetti e la polvere.

E’ preferibile raccogliere poche piante alla volta, in modo da poterle sistemare subito per l'essicazione, perché se passa molto tempo dalla raccolta potrebbero rovinarsi. Per la conservazione e per allontanare gli insetti può essere usato l'Assenzio ( Artemisia absinthium) che tramite il suo forte odore allontana gli insetti.

Le foglie vanno distese, scartando quelle intaccate dagli insetti che potrebbero lasciare uova ed escrementi.

Il materiale, durante l'essiccamento, deve essere rivoltato alcune volte nella giornata per evitare l’insorgere di processi di fermentazione e la presenza di muffe. La droga è essiccata al punto giusto quando è secca e friabile Una volta essiccate, le erbe, vanno sistemate in appositi vasi e recipienti di vetro scuro di maiolica o di latta, in ambienti asciutti e riparati dalla luce viva, ancor meglio se in luna calante. E’ consigliabile scrivere la data di raccolta.



Un’alternativa semplice per poter disporre durante tutto l'anno delle piante selvatiche è la surgelazione, utilissima per le piante mangerecce.

Possiamo surgelare direttamente gli organi sotterranei, i frutti o quelle parti vegetative particolarmente consistenti e carnose (ad esempio la portulaca, o la rosetta basale della piantaggine e del tarassaco).

Negli altri casi è meglio fare precedere la surgelazione da una rapida scottata in pochissima acqua bollente (come ad esempio con l’ortica, la malva, il rosolaccio, la senape selvatica, gli strigoli, il farinello e la podagraria).

Infine il sale, l'aceto, l'olio, la bollitura a bagnomaria, l' alcool, sono ancora altri validi mezzi da considerare per la conservazione delle erbe selvatiche.

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