I vini della Valle d'Aosta DOC, DOCG e IGT sono un vero regalo della natura in quanto frutto della passione per la viticoltura in un terreno come quello valdostano impervio e difficile da coltivare.
I vini valdostani sono coltivati su una superficie di circa 600 ettari ragion per cui i vini prodotti in Valle d'Aosta non possono vantare certo una produzione quantitativamente imponente.
I vini della Valle d'Aosta sono caratterizzati comunque da una qualità medio-alta. Il lavoro necessario alla produzione del vino è comunque di natura esclusivamente manuale in quanto la presenza delle macchine nei vigneti è ostacolata dalla particolare conformazione dei vigneti spesso e volentieri situati su rupi scoscese.
I vitigni che danno luogo ai vini della Valle a'Aosta.
Il vitigno autorizzato e raccomandato più famoso della Valle d'Aosta è senza dubbio il Blanc de Morgex che riesce a resistere anche ad una altitudine di 1100 metri dimostrando un attaccamento alla propria terra che non ha eguali. Altri vini DOC presenti sono il Petit Rouge ed il Nebbiolo.
Il vino valdostano, una tradizione lunga secoli.
I vini in Val d'Aosta prendono origine dai Salassi, un popolo insediatosi in epoca pre-romana lungo le sponde della Dora Baltea nel territorio del Canavese. Nel medioevo i vigneti furono mantenuti intatti e produttivi dal lavoro dei monaci benedettini visibile ancora oggi nei pergolati superstiti.
La coltura della vite era piuttosto florida, anche se le testimonianze pervenute non ci permettono di conoscere i vitigni coltivati dai coloni. Le invasioni barbariche causarono un progressivo abbandono delle superfici vitate e solo le specie più resistenti hanno superato il trascorrere dei secoli. Durante i regni dei Burgundi, dei Franchi e dei Savoia furono gradualmente introdotte diverse varietà, definite “tradizionali”; l’importazione, prevalentemente dal Piemonte e dalla Francia, si fece più consistente sulla fine dell’Ottocento dopo le devastazioni procurate dall’oidio, dalla peronospora e dalla fillossera, obbligando i vignerons valdôtains a ricorrere agli innesti.
La DOC VALLE D'AOSTA o VALLÉE D'AOSTE copre tutta la produzione regionale, suddivisa in 7 sottozone da ovest a est:
· BLANC DE MORGEX ET DE LA SALLE
· ENFER D'ARVIER
· TORRETTE
· NUS
· CHAMBAVE
· ARNAD MONTJOVET
· DONNAS
Il patrimonio autenticamente valdostano conta oggi Tredici vitigni Autoctoni, che costituiscono quel modesto ma significativo legame genetico con l’antica viticoltura degli agricolae romani; di questi, dodici sono a bacca rossa, uno a bacca bianca. La varietà a bacca bianca è il Prié, presente un po’ in tutto il fondovalle ma in coltura specializzata nella sola zona di Morgex e La Salle: denota una buona resistenza al freddo e una maturazione particolarmente precoce.
Sei sono le qualità rosse più diffuse. Il Petit Rouge, tipico della media Valle, è uno dei vitigni attualmente più coltivati e genera un vino dal gusto vellutato e di discreta alcolicità. Il Vien de Nus, diffuso soprattutto nell’omonimo comune, vanta un notevole adattamento ambientale. Dal Fumin, erroneamente assimilato alla Freisa, si ricava il Vallée d’Aoste DOC Fumin, vino da gustare invecchiato, poiché migliora col tempo le proprie qualità organolettiche. Il Cornalin (o Corniola), il cui areale si estende da Arnad ad Arvier e il cui frutto produce un vino di pregio, di acidità poco elevata e dal profumo intenso.
È stato esportato nel Vallese (Humagne Rouge) intorno agli anni Quaranta. Tra Aosta e Avise si trova il Mayolet, che matura precocemente e che si presta a una buona vinificazione. Il Ner d’Ala, conosciuto in bassa Valle anche come Gros Vien o Vernassa, origina un vino dal colore vivace e dal profumo speziato.
Più rare altre varietà, come il Vuillermin, la cui coltura è per ora circoscritta a Chambave e Châtillon, e la Prëmetta, con qualche vigneto in coltura specializzata tra Aosta e Saint-Pierre, che origina un vino di colore rosso chiaro, ma corposo. Piuttosto aspri sono invece i vini derivati dalla Crovassa, presente in pochi esemplari a Issogne e a Donnas, anche se è difficile attribuire a questo vitigno una sicura origine valdostana, e dal Bonda, ormai estremamente raro. Infine il Roussin, praticamente scomparso salvo qualche ceppo ad Arnad, le cui uve sono particolarmente tardive, e l’omonima varietà della Valdigne, il Roussin de Morgex.
Lodevole è l’opera compiuta, per custodire e valorizzare il germoplasma viticolo autoctono, dall’Institut Agricole Régional, che ha recentemente pubblicato su questo tema il libro “Vini e vitigni autoctoni della Valle d’Aosta” di Giulio Moriondo.
I vini valdostani sono coltivati su una superficie di circa 600 ettari ragion per cui i vini prodotti in Valle d'Aosta non possono vantare certo una produzione quantitativamente imponente.
I vini della Valle d'Aosta sono caratterizzati comunque da una qualità medio-alta. Il lavoro necessario alla produzione del vino è comunque di natura esclusivamente manuale in quanto la presenza delle macchine nei vigneti è ostacolata dalla particolare conformazione dei vigneti spesso e volentieri situati su rupi scoscese.
I vitigni che danno luogo ai vini della Valle a'Aosta.
Il vitigno autorizzato e raccomandato più famoso della Valle d'Aosta è senza dubbio il Blanc de Morgex che riesce a resistere anche ad una altitudine di 1100 metri dimostrando un attaccamento alla propria terra che non ha eguali. Altri vini DOC presenti sono il Petit Rouge ed il Nebbiolo.
Il vino valdostano, una tradizione lunga secoli.
I vini in Val d'Aosta prendono origine dai Salassi, un popolo insediatosi in epoca pre-romana lungo le sponde della Dora Baltea nel territorio del Canavese. Nel medioevo i vigneti furono mantenuti intatti e produttivi dal lavoro dei monaci benedettini visibile ancora oggi nei pergolati superstiti.
La coltura della vite era piuttosto florida, anche se le testimonianze pervenute non ci permettono di conoscere i vitigni coltivati dai coloni. Le invasioni barbariche causarono un progressivo abbandono delle superfici vitate e solo le specie più resistenti hanno superato il trascorrere dei secoli. Durante i regni dei Burgundi, dei Franchi e dei Savoia furono gradualmente introdotte diverse varietà, definite “tradizionali”; l’importazione, prevalentemente dal Piemonte e dalla Francia, si fece più consistente sulla fine dell’Ottocento dopo le devastazioni procurate dall’oidio, dalla peronospora e dalla fillossera, obbligando i vignerons valdôtains a ricorrere agli innesti.
La DOC VALLE D'AOSTA o VALLÉE D'AOSTE copre tutta la produzione regionale, suddivisa in 7 sottozone da ovest a est:
· BLANC DE MORGEX ET DE LA SALLE
· ENFER D'ARVIER
· TORRETTE
· NUS
· CHAMBAVE
· ARNAD MONTJOVET
· DONNAS
Il patrimonio autenticamente valdostano conta oggi Tredici vitigni Autoctoni, che costituiscono quel modesto ma significativo legame genetico con l’antica viticoltura degli agricolae romani; di questi, dodici sono a bacca rossa, uno a bacca bianca. La varietà a bacca bianca è il Prié, presente un po’ in tutto il fondovalle ma in coltura specializzata nella sola zona di Morgex e La Salle: denota una buona resistenza al freddo e una maturazione particolarmente precoce.
Sei sono le qualità rosse più diffuse. Il Petit Rouge, tipico della media Valle, è uno dei vitigni attualmente più coltivati e genera un vino dal gusto vellutato e di discreta alcolicità. Il Vien de Nus, diffuso soprattutto nell’omonimo comune, vanta un notevole adattamento ambientale. Dal Fumin, erroneamente assimilato alla Freisa, si ricava il Vallée d’Aoste DOC Fumin, vino da gustare invecchiato, poiché migliora col tempo le proprie qualità organolettiche. Il Cornalin (o Corniola), il cui areale si estende da Arnad ad Arvier e il cui frutto produce un vino di pregio, di acidità poco elevata e dal profumo intenso.
È stato esportato nel Vallese (Humagne Rouge) intorno agli anni Quaranta. Tra Aosta e Avise si trova il Mayolet, che matura precocemente e che si presta a una buona vinificazione. Il Ner d’Ala, conosciuto in bassa Valle anche come Gros Vien o Vernassa, origina un vino dal colore vivace e dal profumo speziato.
Più rare altre varietà, come il Vuillermin, la cui coltura è per ora circoscritta a Chambave e Châtillon, e la Prëmetta, con qualche vigneto in coltura specializzata tra Aosta e Saint-Pierre, che origina un vino di colore rosso chiaro, ma corposo. Piuttosto aspri sono invece i vini derivati dalla Crovassa, presente in pochi esemplari a Issogne e a Donnas, anche se è difficile attribuire a questo vitigno una sicura origine valdostana, e dal Bonda, ormai estremamente raro. Infine il Roussin, praticamente scomparso salvo qualche ceppo ad Arnad, le cui uve sono particolarmente tardive, e l’omonima varietà della Valdigne, il Roussin de Morgex.
Lodevole è l’opera compiuta, per custodire e valorizzare il germoplasma viticolo autoctono, dall’Institut Agricole Régional, che ha recentemente pubblicato su questo tema il libro “Vini e vitigni autoctoni della Valle d’Aosta” di Giulio Moriondo.
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