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Ancora una volta uno scandalo che ruota attorno alla multinazionale Monsanto.

Ancora una volta uno scandalo che ruota attorno alla multinazionale Monsanto. E, ancora una volta, il problema riguarderebbe l’erbicida Roundup che, a contatto con altri elementi presenti nel terreno, sarebbe responsabile di una rara malattia renale letale per molti agricoltori dei paesi in via di sviluppo.
Abbiamo più volte avuto modo di parlare della Monsanto, del suo monopolio nel mercato di sementi e pesticidi e delle numerose accuse mosse attorno a questa potente multinazionale. Abbiamo visto, ad esempio, come un particolare erbicida prodotto dall’azienda, il Roundup, sia notoriamente tossico per l’uomo, per le piante e per gli animali. Secondo un recente studio, sarebbe anche una delle maggiori cause di distruzione della barriera corallina.
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Ma le scoperte legate ai pericoli causati dall’uso del Roundup, purtroppo, non finiscono qui.
Un nuovo studio pubblicato sull’International Journal of Environmental Research and Public Health ha ipotizzato la presenza di una malattia mortale associata all’erbicida Roundup, o meglio, alla molecola di glifosato in esso contenuta e brevettata dalla Monsanto negli anni ’70.
La grave patologia renale, nota come CKDu (Chronic Kidney Disease of Unknown Etiology), avrebbe colpito 400 mila contadini, il 15% della popolazione della provincia srilankese del centro nord, causando circa 20 mila morti.
Questa particolare malattia sarebbe una grave nefropatia che colpisce anche persone che non presentano tipici fattori di rischio come ad esempio il diabete mellito o l’ipertensione.
Secondo gli studiosi, nel presentarsi della patologia, ci sarebbe una correlazione tra tre elementi:
    l’uso del glifosato, venduto con il nome di Roundup dalla Monsanto, le cui vendite nello Sri Lanka hanno subito una crescita del 150% in soli 5 anni (dal 2000 al 2005);
    il consumo di acqua dura, cioè calcarea;
    l’esposizione a metalli nefrotossici presenti nei terreni.
Ricordiamo che il Roundup è uno dei diserbanti più venduti al mondo. Da sempre distribuito come prodotto sicuro, secondo alcune ricerche, sarebbe causa di cancro, morbo di Parkinson, difetti congeniti e infertilità.
Analizzando i dati a disposizione, i ricercatori hanno ipotizzato che, mentre il glifosato è tossico, ma da solo non è in grado di distruggere il tessuto renale, se mescolato con acqua “dura” e con la presenza di metalli pesanti come l’arsenico e il cadmio, diventa estremamente pericoloso per la salute dei reni. Sostanze come arsenico e cadmio possono essere naturalmente presenti nel terreno o aggiunte attraverso l’uso di fertilizzanti. Mentre l’acqua “dura”, tipica anche delle zone dello Sri Lanka, contiene di per sé calcio, magnesio, ferro, insieme anche a carbonato, solfato e cloruri. La combinazione di questi elementi sarebbe sufficiente a favorire l’insorgenza della patologia.
Secondo lo studio, questa grave malattia renale cronica (CKDu) sarebbe stata scoperta tra le aziende produttrici di riso in alcune province dello Sri Lanka a metà degli anni ‘90. La condizione si sarebbe poi diffusa rapidamente in altre zone agricole, fino ad arrivare ad affliggere il 15% delle persone in età lavorativa nella parte settentrionale del paese.
Questa particolare ipotesi spiegherebbe quindi una serie di osservazioni connesse con la malattia, presente soprattutto nelle regioni dove vi è un forte consumo di acqua dura o molto dura.
La combinazione di questi fattori può sembrare improbabile eppure, stando a quanto risulta dalle osservazioni effettuate dagli studiosi, sarebbe proprio ciò che è accaduto ai 400 mila contadini singalesi e ciò che continua ad avvenire in altre parti del mondo.
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