Il salice è albero volgare. Le cui fronde, seme, corteccia e liquore hanno virtù costrettiva. Le fronde trite, e bevute con un poco di vino e di pepe, vagliono à i dolori dei fianchi: e tolte sole con acqua non lasciar ingravidare le donne. Ristagna il seme, bevuto, lo sputo del sangue. Il che fa parimente la sua corteccia. La cui cenere macerata in aceto guarisce i porri e i calli, che s'impiastrano con essa ... ".
Così sentenzia - nella traduzione cinquecentesca di Pietro Andrea Mattioli - il celebre medico greco Dioscoride, vissuto nel I secolo dopo Cristo. Anzi, le virtù officinali del salice sono ben note da almeno 2.500 anni, dal momento che già Ippocrate, nel V secolo a.C., l'aveva raccomandato alle partorienti per alleviare i loro dolori.
Solo da pochi secoli, tuttavia, si è passati ad uno sfruttamento assai più preciso e sistematico di una pianta tanto bella quanto utile. Sappiamo infatti che frequentemente nell'antichità l'erboristeria ha solo "sfiorato" la conoscenza delle effettive virtù terapeutiche delle piante, limitandosi ad usare in decotti ed intrugli vari alcune loro parti (foglie, corteccia, semi, fiori e radici) più o meno così come la natura le presentava, senza cioè arrivare a cogliere l'essenza stessa delle potenzialità medicamentose della pianta, mettendo in luce i suoi "principi attivi".
La terra è il più grande tesoro che esista, risorsa limitata e impronta ecologica sul pianeta che si fa sempre più pesante. La preziosità della terra come strumento insostituibile per la produzione del cibo.
ottobre 29, 2008
Peperoni in technicolor.
II peperone (Capsicum annuirti è un ortaggio proveniente dall'America del Sud.
Comparso sulle tavole europee nel XVI secolo, oggi la sua coltivazione è molto diffusa in molti Paesi e in Italia.
Tra i peperoni più pregiati ricordiamo quelli dì Carmagnola, prodotto agroalimentare tradizionale e presidio slow food (da oggi, fino al 7 settembre, il paese ospita la tradizionale sagra).
Dì colore rosso o giallo, talvolta sfumato di verde, gusto dolce e pronunciato, i peperoni dì Carmagnola (Torino) si dividono in quattro tipologie a seconda della forma: il quadrato, il corno di bue, la trottola e il tumatìcot.
Di colore verde o rosso porpora è invece il Peperone di Senise, Igp, che presenta tre tipologie tutte di piccole dimensioni: appuntito, a tronco e a uncino. Secondo la tradizione tuttavia si prepara «crusco», cioè fritto croccante con un po' dì sale, ed è ottimo per accompagnare formaggi e verdure.
12 ricette con i peperoni:
1.- Risotto con peperoni e alici
2.- Conserva facile di peperoni.
3.- Strascinati con peperoni secchi di Senise, mollica croccante di pane di Matera e cacioricotta lucano.
4.- Baccalà con peperoni.
5.- Peperoni imbottiti con melanzane e zucchine.
6.- Mezze penne ai peperoni e pomodori secchi.
7.- Timballo di acciughe con peperoni, melanzane e zucchine.
8.- Peperoni al forno imbottiti.
9.- Sformato di zucchine e peperoni con crema di mandorle e cardamomo.

11.- Peperoncini verdi ripieni.
12.- Spiedino di coda di rospo con pere e peperoni.
Comparso sulle tavole europee nel XVI secolo, oggi la sua coltivazione è molto diffusa in molti Paesi e in Italia.
Tra i peperoni più pregiati ricordiamo quelli dì Carmagnola, prodotto agroalimentare tradizionale e presidio slow food (da oggi, fino al 7 settembre, il paese ospita la tradizionale sagra).
Dì colore rosso o giallo, talvolta sfumato di verde, gusto dolce e pronunciato, i peperoni dì Carmagnola (Torino) si dividono in quattro tipologie a seconda della forma: il quadrato, il corno di bue, la trottola e il tumatìcot.
Di colore verde o rosso porpora è invece il Peperone di Senise, Igp, che presenta tre tipologie tutte di piccole dimensioni: appuntito, a tronco e a uncino. Secondo la tradizione tuttavia si prepara «crusco», cioè fritto croccante con un po' dì sale, ed è ottimo per accompagnare formaggi e verdure.
12 ricette con i peperoni:
1.- Risotto con peperoni e alici
2.- Conserva facile di peperoni.
3.- Strascinati con peperoni secchi di Senise, mollica croccante di pane di Matera e cacioricotta lucano.
4.- Baccalà con peperoni.
5.- Peperoni imbottiti con melanzane e zucchine.
6.- Mezze penne ai peperoni e pomodori secchi.
7.- Timballo di acciughe con peperoni, melanzane e zucchine.
8.- Peperoni al forno imbottiti.
9.- Sformato di zucchine e peperoni con crema di mandorle e cardamomo.
10.- Mattonella di peperoni gialli con ricotta romana.
11.- Peperoncini verdi ripieni.
12.- Spiedino di coda di rospo con pere e peperoni.
Puro come un giglio? È sempre più difficile
Se parliamo di gigli adesso è solo per pregustarne il piacere la prossima primavera.
Ci sarà tempo in autunno per passare dal sogno alla realtà, deciderne l'acquisto, sistemarli dove sarà buono per loro e bello per noi.
Ma non è più così facile avere un vero giglio di Sant'Antonio, il bianchissimo Lilium candidum.
O il Lìlium davidii, che fiorisce un po' più avanti, nel mese di giugno. Tanto che un intenditore raffinato come Enrico Shejbal, olandese di origine, ma residente in Italia da molti anni, collezionista e mercante di bulbose rare, ha dedicato loro un libro guida online per ripresentarli agli appassionati (IIsentiero verde dei bulbi, www.floriana.ws).
«Sono pochi i veri gigli, cioè le piante bulbose del genere Lilium che possono essere messe a dimora in autunno» scrive.
Ci sarà tempo in autunno per passare dal sogno alla realtà, deciderne l'acquisto, sistemarli dove sarà buono per loro e bello per noi.
Ma non è più così facile avere un vero giglio di Sant'Antonio, il bianchissimo Lilium candidum.
O il Lìlium davidii, che fiorisce un po' più avanti, nel mese di giugno. Tanto che un intenditore raffinato come Enrico Shejbal, olandese di origine, ma residente in Italia da molti anni, collezionista e mercante di bulbose rare, ha dedicato loro un libro guida online per ripresentarli agli appassionati (IIsentiero verde dei bulbi, www.floriana.ws).
«Sono pochi i veri gigli, cioè le piante bulbose del genere Lilium che possono essere messe a dimora in autunno» scrive.
La regina della notte, quindi i fiori seguono l'orologio.
Per chi è nottambulo, e può apprezzare la Regina della notte, di cui parliamo a fianco, c'è un'altra meraviglia da coltivare, la Bella di notte o Ipomea mexicana, che non passa facilmente l'autunno, e ancor meno l'inverno, all'aperto nel nostro clima.
Ma che, di stagione in stagione, da una bella fioritura bianca e leggermente profumata nel corso delia notte.
Per chi non è nottambulo, o non abbastanza mattiniero, ecco un altro fiore che sì comporta seguendo un orologio personale.
È la popolare Ipomea Morning Glory, che apre il suo calice blu nelle prime ore del mattino, per richiuderlo verso le nove, dieci. Conservatene i semi per rinnovare la coltivazione l'anno prossimo.
Ma che, di stagione in stagione, da una bella fioritura bianca e leggermente profumata nel corso delia notte.
Per chi non è nottambulo, o non abbastanza mattiniero, ecco un altro fiore che sì comporta seguendo un orologio personale.
È la popolare Ipomea Morning Glory, che apre il suo calice blu nelle prime ore del mattino, per richiuderlo verso le nove, dieci. Conservatene i semi per rinnovare la coltivazione l'anno prossimo.
giugno 02, 2008
Piante medicinali in fitoterapia.
Le piante hanno una diversità biochimica molto più ricca degli animali e almeno i quattro quinti dei metaboliti secondari oggi conosciuti sono di origine vegetale.
La spiegazione di questo fenomeno risiede probabilmente nel fatto che le piante sono vincolate al suolo e devono evolvere una molteplicità di meccanismi di adattamento.
I prodotti del metabolismo secondario sono in pratica gli intermediari con cui gli organismi vegetali comunicano con l’ambiente che li circonda, con lo scopo di trovare le condizioni più adatte per poter vivere, convivere, sopravvivere e riprodursi.
Dal punto di vista filogenetico, l’interazione piante animali ha sviluppato moltissimi messaggeri chimici comuni. Dal punto di vista evolutivo, si possono distinguere un adattamento fisiologico e un adattamento biochimico: da quest’ultimo dipende principalmente la diversità chimica nella composizione delle piante.
I prodotti del metabolismo secondario sono in pratica gli intermediari con cui gli organismi vegetali comunicano con l’ambiente che li circonda, con lo scopo di trovare le condizioni più adatte per poter vivere, convivere, sopravvivere e riprodursi.
Dal punto di vista filogenetico, l’interazione piante animali ha sviluppato moltissimi messaggeri chimici comuni. Dal punto di vista evolutivo, si possono distinguere un adattamento fisiologico e un adattamento biochimico: da quest’ultimo dipende principalmente la diversità chimica nella composizione delle piante.




