Non possiamo certo elencare tutti i prodotti tipici e le ricette tradizionali dell'Italia, ma racconteremo qualche curiosità su prodotti più o meno noti a tutti.

Il Caffè o meglio, 'l'espresso', ha delle peculiarità che lo rendono unico: innanzitutto è 'poco' circa metà di una tazzina se è normale, anche meno se è 'corto', una tazzina colma se è 'lungo'; presenta la caratteristica schiuma, il cui colore, dal beige al marrone, dipende dalla miscela usata. Si può bere 'nero' o 'macchiato', cioè con l'aggiunta di poco latte caldo o freddo e amaro o zuccherato a piacere. Se possedete una macchina per l'espresso non sarà difficile avere un ottimo caffè anche a casa: la giusta quantità di una buona miscela, con la macinazione adatta ed adeguatamente pressata nel filtro, una tazzina, meglio se calda, ed il gioco è fatto. In Italia, nelle case, è molto usata anche la 'caffettiera' o 'moka' che permette di ottenere più tazzine contemporaneamente (1-2-3-6-8-12-24), il caffè non ha schiuma, ha un gusto più delicato, ma contiene più caffeina dell'espresso in quanto l'acqua resta per più tempo a contatto con la miscela. Qualche informazione nutrizionale: una tazzina di caffè espresso contiene da 60 a 100 mg di caffeina e solo 2 calorie; i nutrizionisti consigliano di non superare la 4 tazzine al giorno, proprio per non ingerire troppa caffeina che, in dosi contenute, è invece benefica.


Il Torrone tipico dolce di Cremona, uno dei simboli della città, il torrone vanta una precisa data di nascita, almeno per il torrone così come è arrivato ai giorni nostri. Il dolce che deve il proprio nome al "Torrazzo", la più alta torre campanaria in muratura d'Europa, nacque il giorno del matrimonio tra Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza; il cuoco di corte impastò mandorle, miele, nocciole, scorze di limone, albumi montati a neve e canditi, racchiuse l'impasto in una cialda sottile e gli diede la forma del Campanile simbolo della città.

Il Parmigiano Reggiano formaggio da tavola o da grattugia, il Parmigiano viene prodotto, come suggerisce il nome, in Emilia Romagna, ma anche in una ristretta zona della Lombardia nei pressi di Mantova. Il latte proviene da allevamenti selezionati, dove le vacche vengono nutrite solo con foraggio verde, mangimi secchi e fieno di prato, è poi sottoposto a lavorazione artigianale, durante la quale è assolutamente bandito l'utilizzo di additivi o conservanti ed a un periodo di stagionatura di circa 15-18 mesi nelle caratteristiche 'scalere'. Il prodotto è eccellente, sia per le proprietà organolettiche che nutrizionali: alti valori nutritivi, basso contenuto di colesterolo, nessuna traccia di lattosio, ottima digeribilità ed un'aroma che lo rende perfetto sulla tavola ad accompagnare primi piatti, salumi, prodotti da forno, frutta, miele e verdure. Il formaggio Parmigiano Reggiano è un prodotto a Denominazione d'Origine Protetta (D.O.P.); solo il formaggio prodotto secondo le regole raccolte nel Disciplinare di produzione può fregiarsi del marchio Parmigiano Reggiano e quindi deve riportare sulla forma la marchiatura atta a identificare e distinguere il prodotto.


Il Grana Padano. La nascita del Grana Padano risale agli albori del secondo millennio, epoca in cui i monaci Cistercensi bonificarono una vasta area della pianura Padana. La creazione di vasti appezzamenti di terreno riservati a pascolo incrementò la produzione di latte che rischiava di restare in larga misura inutilizzato. I monaci si preoccuparono quindi di perfezionare la 'ricetta' del Grana Padano che consentiva di utilizzare grandi quantitativi di latte mantenendone inalterate le proprietà nutritive e garantendone una lunghissima conservazione. Queste caratteristiche ne favorirono in breve tempo il diffondersi sulle tavole dei nobili e del popolo ed il commercio nelle zone limitrofe. La lavorazione del latte per la sua trasformazione in Grana, divenne in breve tempo una delle colonne portanti dell'economia agricola ed il processo è stato tramandato inalterato nei secoli fino a noi. Per preservare il 'buon nome' del formaggio Grana e le sue caratteristiche, nel 1954 venne costituito il Consorzio per la tutela del formaggio Grana Padano e successivamente, un anno dopo, un Decreto ne sancì la Denominazione di Origine Controllata. Ora il Grana è anche un formaggio D.O.P., cioè a Denominazione d' Origine Protetta. Ma perché è un formaggio unico? Le mucche il cui latte è destinato alla produzione del Grana vengono selezionate, controllate ed alimentate solo con foraggi e miscele di cereali e leguminose. La lavorazione segue le fasi tradizionali e la stagionatura è seguita e controllata per almeno 12 mesi. Il Grana è definito un formaggio semigrasso, in quanto il latte viene parzialmente scremato nella prima fase di trasformazione. Durante la stagionatura, inoltre, gli enzimi operano una sorta di "digestione" che rende il Grana un alimento adatto a bambini ed anziani, nonché alle donne in gravidanza e durante l'allattamento, per l'alto potere nutritivo e l'ottima digeribilità. Vale la pena menzionare alcune delle caratteristiche nutrizionali di questo alimento: per ottenere 1 chilo di Grana sono necessari 15 litri di latte, ciò significa che in 30 grammi di formaggio si concentra il nutrimento apportato da mezzo litro di latte. Con 50 grammi al giorno di grana un adulto si assicura il 50% del fabbisogno giornaliero di calcio, con un apporto di soli 70 milligrammi di colesterolo, nonché proteine quante ne assumerebbe con una bistecca di bovino di quasi 100 grammi. E' quindi chiaro il motivo per cui si può considerare il Grana Padano una specialità di cui il nostro paese può essere fiero.

Il Crudo di Parma. Il termine 'prosciutto', deriva dal latino e significa letteralmente 'asciugato'; è infatti la stagionatura lunga e curata che dona al prodotto caratteristiche uniche. La zona di produzione del Prosciutto di Parma è quella che meglio può garantire le condizione climatiche perfette per la stagionatura, così da poter ricevere il riconoscimento internazionale di D.O.P. (Denominazione d'Origine Protetta). Al fine di tutelare la qualità del prodotto, nacque, quasi quarant'anni fa, il Consorzio del Prosciutto di Parma, così da salvaguardare le caratteristiche ed i metodi di lavorazione. I maiali le cui cosce daranno il prosciutto vengono allevati e nutriti con criteri molto rigidi in 11 regioni del centro-nord Italia: il prosciutto di Parma è per definizione privo di coloranti e conservanti, si può definire "dolce" perché la quantità di sale utilizzata per la salatura delle cosce è quella minima indispensabile e non viene aumentata per accelerare i tempi di stagionatura. Infatti è il tempo, insieme alle abili mani dei maestri prosciuttai, a garantire la bontà del prosciutto: dopo 12 mesi di stagionatura in ambienti con il perfetto microclima, la coscia viene sottoposta al test della "spillatura" e solo i prosciutti che superano questo test verranno marchiati con la Corona Ducale a 5 punte, simbolo del Consorzio. Notevoli sono le caratteristiche nutrizionali del Prosciutto di Parma: privato del grasso visibile, a parità di peso, apporta una quantità di lipidi inferiore alla carne di bovino ed al petto di tacchino; essendo un prodotto totalmente naturale è adatto all'alimentazione anche dei più piccini, anche perché grazie alla stagionatura le sue proteine divengono più digeribili. Come assaporare al meglio il suo gusto? Lo si può abbinare a pane tostato e leggermente imburrato, al melone, ai fichi o anche a frutti esotici; è utilizzato nella preparazione di numerosi piatti, tradizionali e non. Si accompagna perfettamente con vini bianchi o rossi e, anche se un Lambrusco fruttato, una Malvasia secca o una Fortana dolce dei colli parmensi e piacentini sono i suoi compagni ideali, è abbinabile con successo a moltissimi vini regionali e, perché no, anche ad un calice di Champagne.


Il Pesto, tipico prodotto ligure, è una salsa utilizzata comunemente per condire la pasta (corta o lunga) o per insaporire altri piatti. Il pesto ha origini antiche: il basilico, pianta aromatica ingrediente principale della preparazione, è stato importato dall'Africa e dall'Asia tropicale ed ha trovato l'habitat ideale per la sua crescita in questa regione dal clima mite e con il terreno adatto. La ricetta originale del pesto prevede per la sua preparazione un mortaio in marmo bianco di Carrara nel quale si schiacciano, con un pestello di legno di bosso, le foglie di basilico con aglio, pinoli e sale; a seguire si aggiungono pecorino e parmigiano grattugiati ed infine l'olio extravergine d'oliva e si lavora fino ad ottenere una crema omogenea.


La Salsa di Noci, ottima per accompagnare paste fresche ed i tradizionali pansotti, è una versione "alle noci" del pesto genovese. Gli ingredienti infatti non si discostano molto fra le due preparazioni, fatta eccezione, ovviamente, per la sostituzione del basilico con i gherigli di noci. Non è di difficile preparazione anche casalinga; questi gli ingredienti necessari:
- 100 gr. di gherigli spellati di noci
- gr. 10 pinoli
- gr. 80 burro
- gr. 60 parmigiano grattugiato
- gr. 30 foglioline di basilico
- 2 spicchi di aglio
- olio extra vergine di oliva, sale e pepe bianco q.b.
Per la preparazione: abbrustolite in forno i gherigli di noce ed i pinoli. Metteteli ancora caldi in un mortaio e pestateli fino a ridurli in polvere. Fate soffriggere leggermente il burro in un tegame, aggiungetevi le noci ed i pinoli e mescolate, lasciando cuocere per 5 minuti.
Togliete dal fuoco ed unite il formaggio, il sale, il pepe bianco macinato fresco ed il basilico e l'aglio tritati finemente. Passate tutto al frullatore, unite due cucchiai di acqua bollente e azionate l'apparecchio per qualche minuto.
Nel frattempo fate scendere a filo l'olio fino a che la salsa non risulta fluida e scorrevole.


La Cipolla di Tropea è caratterizzata dal colore rosso dell’involucro e dalla forma leggermente allungata. Arrivò in Italia importata oltre duemila anni fa dai Fenici e da allora è coltivata in Calabria diventando nei secoli uno dei prodotti tipici della costa tirrenica della regione. L’insolita dolcezza al palato della “Rossa di Tropea” è dovuta al particolare microclima della zona caratterizzato da un inverno mite ed un’estate calda senza forti sbalzi termici, all’aria salmastra ed al terreno che fanno sì che la sua polpa si arricchisca di saccarosio, fruttosio e glucosio. Proprio il suo gusto particolare e delicato la rende perfetta per il consumo a crudo come ingrediente nelle insalate, essendo inoltre molto digeribile; l’apporto calorico è limitatissimo, solo 20 calorie per ogni 100 grammi di prodotto fresco. Le si trova in vendita sfuse, a peso o raccolte in trecce ed appese (questo metodo di conservazione ne garantisce la qualità per alcuni mesi).


La Pizza ha conquistato il mondo intero con la sua originale semplicità. Pasta di pane, passata di pomodoro e mozzarella, olio, origano o basilico: la Pizza Margherita è stata inventata, ovviamente, da un pizzaiolo napoletano, Raffaele Esposito, che la preparò per la regina Margherita, moglie di Umberto I re d'Italia, ispirandosi, per la scelta degli ingredienti, ai tre colori della bandiera italiana. La regina apprezzò, ancor più dello spirito patriottico, il sapore della nuova ricetta e così la nuova pizza prese il suo nome, era la fine del 1800 e da allora la fantasia dei pizzaioli italiani ha partorito decine e decine di tipi di pizze diverse, accostando agli ingredienti classici pesce, verdure, sott'oli, formaggi, salumi, uova e persino frutta, patatine fritte e maionese!!!

La Pasta: acqua, farina bianca e sale, basta poco per creare uno dei piatti più versatili della tradizione italiana; come la pizza, anche la pasta è stata esportata in tutto il mondo e come per la pizza la fantasia dei cuochi ha creato un'infinità di varianti: pasta lunga, corta, all'uovo, ripiena, lasagne al forno, condita con sughi semplici (classici gli spaghetti pomodoro e basilico o con soffritto di aglio, olio e peperoncino) od elaborati (Spaghetti alla Carbonara, Pizzoccheri Valtellinesi).

Il Gorgonzola è un formaggio assai antico, sebbene come vari altri prodotti alimentari di vecchia tradizione sia privo di un atto di nascita ufficiale. In compenso, ne ha molti di natura ipotetica-leggendaria.
Alcuni affermano che il gorgonzola sarebbe stato fatto per la prima volta, nella località omonima alle porte di Milano, nell'anno di grazia 879. Altri ancora dicono, invece, che la nascita ebbe luogo a Pasturo nella Valsassina, grande centro caseario da secoli, grazie alla presenza di quelle ottime grotte naturali la cui temperatura media è costante tra i 6 ed i 12° C e consente, pertanto, la perfetta riuscita del gorgonzola, così come di vari altri formaggi.
Il gorgonzola ed i suoi produttori, preoccupati di difendere il proprio prodotto, negli anni '50 si organizzano: la Legge 125 del 1954 regolamenta le produzioni d'origine e nel successivo decreto anche il gorgonzola, come il parmigiano reggiano, il pecorino romano ed altri formaggi italiani e stranieri, può fregiarsi della denominazione di origine controllata.
Nel 1970 nasce il Consorzio di tutela. Solo due regioni italiane, per legge e tradizione, prevedono la produzione del formaggio Gorgonzola e solamente queste province: Novara, Vercelli, Cuneo, Biella, Verbania ed il territorio di Casale Monferrato per il Piemonte e Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Milano, Pavia e Varese per la Lombardia.
Solo il latte degli allevamenti di queste province può essere utilizzato per produrre e dare quindi la denominazione di origine protetta (D.O.P.) al formaggio gorgonzola, garantendo già dalla materia prima, un formaggio così importante. Si può dire insomma che già dalla sana produzione dei foraggi e grazie all'elevato standard igienico delle stalle nei territori consortili, il latte destinato alla trasformazione in "gorgonzola" è la premessa base per un prodotto di primissimo piano. (Ringraziamo Consorzio Tutela Gorgonzola per i testi e le immagini)


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Salute & Benessere

Il grande e variegato mondo dell'alimentazione si divide in due capitoli che da sempre son ben distinti tra loro: l'aspetto gastronomico (mangiare è un piacere) e quello salutistico (mangiare bene o male dà salute o malattia)

In rete esistono ormai centinaia di siti internet e riviste che trattano di alimentazione.

Incredibilmente, nessuno riesce a trattare l'argomento in modo coerente, onesto e completo.

Le informazioni che si trovano hanno tre grandi difetti:

* Non sono coerenti perché spesso si contraddicono da sole (quello che oggi fa male domani fa bene...)
* Non sono complete perché chi le scrive non ha una visione ormai superata dell'alimentazione.
*Sono spesso inquinate da interessi commerciali che pregiudicano la qualità del messaggio, illudendo le persone che si possa tenere sotto controllo il proprio peso senza fare fatica affindandosi a prodotti miracolosi (elettrostimolatori, pillole, ecc).

Una informazione di questo tipo produce un disinteresse diffuso della popolazione nei confronti di una alimentazione sana, che continua ad essere vista come punitiva. Si continua a mangiare a caso, a sottoporsi a diete dimagranti piutosto che epreferire una alimentazione sana e piacevole allo stesso tempo.
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Il nostro punto di partenza è il concetto che mangiar bene è un diritto, e non un peccato: si può cioè trovare un compromesso ottimale tra piacere e salute.

La salute e' il bene che piu' ci sta a cuore, ma quante volte, per scarsa informazione o per colpevole negligenza, poniamo in essere veri attentati ad essa?

L'alimentazione gioca un ruolo importante nel salvaguardare la nostra salute: cio' che siamo dipende in buona misura da cio' che mangiamo, percio' la qualita' dei cibi che mangiamo e' piu' importante di quanto molti pensino.

E' necessario quindi alimentarsi con cibi il piu' naturali e freschi possibile, non geneticamente modificati, provenienti da coltivazioni biologiche, possibilmente biodinamiche, ovviamente certificate, che siano stati sottoposti a meno lavorazioni possibile e tutte rispettose delle caratteristiche chimico-fisiche dell'alimento, senza aggiunte di coloranti e dolcificanti artificiali, senza conservanti, se non naturali e innocui.

Non e' questione di moda. E' questione di salute. L'alimentazione a base di cibi sani sta diventando un'esigenza insopprimibile per raggiungere la condizione di benessere dove "corpo-mente-spirito" sono in perfetto equilibrio e collaborano alla funzionalita' dell'organismo, la salute.

La salute e' conoscenza di poche regole. Anzi di una sola che si riassume in una sola parola: "equilibrio" nel proprio organismo che poi si riflette nell'ambiente e trae forza dall'ambiente per un maggiore armonia macrocosmo-microcosmo.

Avere un'alimentazione equilibrata, adeguata ai propri bisogni, pone le basi per un reale cambiamento, poiche' rida' vigore e nuove energie all'individuo nella sua interezza, in modo duraturo.

Quando si usa il cibo per risolvere un reale problema di salute la dieta dovrebbe essere personalizzata e non usare un regime dietetico unificato, perche' e' un fatto che riguarda una persona specifica, con precise necessita' fisiche, mentali e spirituali, con cadenze, programmazioni uniche e deve tenere conto della storia individuale.

Usare l'alimentazione come mezzo per curarsi e per prevenire malattie fa parte della cultura dell'essere umano fin dai tempi preistorici. La medicina tradizionale cinese, ancora oggi, in particolari diete, usa "zuppe" curative.

In occidente con "l'uso" delle medicine a livello industriale si e' persa l'abitudine di usare le cure "empiriche" della nonna, che ci curavano e non avevano effetti collaterali. Alimentazione vista quindi come giusto sostegno alle nostre necessita' vitali, ma anche come aiuto nella correzione di eventuali situazioni anormali nel nostro organismo.
Le intolleranze alimentari sono una della cause più importanti che disturbano la nostra forma psico-fisica. L'"Ecologia Clinica", branca medica che studia questo fenomeno, e' nata nel 1945 e si e' molto sviluppata in Inghilterra e in Germania.

Sono vere e proprie assuefazioni a sostanze comuni come gli alimenti che danno una sintomatologia dopo anni di assunzione in apparente benessere. Esse vanno nettamente distinte dalle allergie, dalle intossicazioni acute e dalle intossicazioni alimentari che hanno sempre un preciso e molto stretto nesso cronologico.

Secondo la medicina olistica e naturale i nostri disturbi (metabolici, allergici, respiratori, cutanei, gastroenterici, urogenitali, psicologici,…) derivano da una somma di potenziali agenti nocivi che vanno dall'aria che respiriamo, all'inquinamento elettromagnetico, al rumore degli appartamenti vicini, allo stress di vita quotidiana, al cibo che mangiamo ormai tutto manipolato e non più naturale come una volta. Di qui il notevole incremento sia delle malattie degenerative che funzionali.

Diceva il prof. Hans Seyle di Montreal: "E' come se il nostro organismo avesse un livello di tolleranza, oltre il quale non riuscisse a mantenere l'omeostasi, ed entrasse quindi in fase di 'malattia'".
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Con opportuni e semplici test (EAV, Vega, Mora, Kinesiologico, …) e' possibile capire con assoluta precisione quali sono i fattori disturbanti la singola persona e che provocano quelle patologie funzionali croniche spesso molto invalidanti (cefalee, allergie, stipsi, diarree, obesita', asma, coliti, orticarie, dermatiti,…) che trovano altrimenti solo delle risposte sintomatologiche.

Si scopre, spesso, che la parte del leone la fanno proprio le intolleranze alimentari, ed e' quindi sufficiente, in molti casi, eliminare un cibo dalla nostra alimentazione per qualche breve periodo, praticando contemporaneamente una terapia naturale disintossicante, per migliorare rapidamente la nostra salute.

Sempre il prof. Seyle ci da' comunque una brutta notizia: "i cibi più sospetti sono solitamente quelli che consumiamo di più, perché ci piacciono molto". Questo apparente paradosso lo si spiega con le tre fasi della "Sindrome generale d'adattamento":
1. Allarme
2. Adattamento
3. Esaurimento

Classificazione delle reazioni avverse ai cibi.
1. Allergia: manifestazione con reazione simultanea, o quasi, ad un alimento ingerito (per esempio: orticaria dopo aver ingerito fragole, angioderma dopo aver mangiato crostacei, etc.).

2. Pseudoallergie: deficit enzimatici (per esempio: favismo).

3. Ipersensibilità: reazione ad alimenti che liberano istamina (per esempio: vino rosso, cioccolato, pesce in scatola, etc.).

4. Reazioni tossiche: avvelenamento da funghi o cibi avariati, botulismo etc.

5. Intolleranze alimentari: reazione indesiderata conseguente all'ingestione di un alimento.

Test per l'intolleranza alimentare.

Test Alcat: e' la versione computerizzata dei test citotossici. La differenza e' che in contatto con gli alimenti sospettati viene messo il sangue intero, perché al suo interno sono presenti sostanze che possono partecipare all'azione contro i globuli bianchi.

Dopo circa dieci minuti, le altre componenti del sangue sono distrutte e i globuli bianchi (messi su di un vetrino) vengono letti da un computer, che fa lo stesso lavoro di un tecnico di laboratorio, ma in modo più rapido e riproducibile.

Test Citotossici: si basano su una considerazione fatta negli anni trenta: "quando i globuli bianchi entrano in contatto con una sostanza alla quale l'organismo e' intollerante si ha una loro distruzione o modificazione, che puo' essere analizzata al microscopio".

I test citotossici consistono in un prelievo del sangue. I globuli bianchi sono separati dagli altri componenti e divisi in più gruppi: uno da usare come elemento di confronto (come sono i globuli bianchi del soggetto quando non vengono a contatto con sostanze "nocive") gli altri vengono messi in contatto con un alimento diverso. Il tecnico di laboratorio, al microscopio, conta i globuli bianchi, ne osserva la forma e il volume per verificare i possibili cambiamenti.

Test da carico: dopo un colloquio approfondito con il paziente, il medico identifica l'alimento che puo' provocare l'intolleranza, che viene eliminato dalla dieta. Dopo circa due settimane il cibo viene nuovamente introdotto nel menù e se ricompaiono i sintomi, e' palese che i sospetti erano certi. Diversamente si deve ricominciare da capo. Questo test puo' andare avanti per un lungo periodo a volte anche un anno o più, perché gli alimenti sospetti possono essere molti.

Test Dria: si basa sul principio che uno stimolo negativo (come un cibo non tollerato dall'organismo) causa una caduta della forza muscolare. Durante il Dria test bisogna indossate una specie di cavigliera dove e' inserito un trasduttore di forza (apparecchio che misura la forza muscolare e la trasforma in un grafico) collegato ad un computer. Stando seduti si esegue un movimento con la gamba dopo che il medico ha versato in bocca una soluzione liquida del cibo. In un'ora vengono testati circa 30/40 alimenti sospetti.

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