Il salice è albero volgare. Le cui fronde, seme, corteccia e liquore hanno virtù costrettiva. Le fronde trite, e bevute con un poco di vino e di pepe, vagliono à i dolori dei fianchi: e tolte sole con acqua non lasciar ingravidare le donne. Ristagna il seme, bevuto, lo sputo del sangue. Il che fa parimente la sua corteccia. La cui cenere macerata in aceto guarisce i porri e i calli, che s'impiastrano con essa ... ".

Così sentenzia - nella traduzione cinquecentesca di Pietro Andrea Mattioli - il celebre medico greco Dioscoride, vissuto nel I secolo dopo Cristo. Anzi, le virtù officinali del salice sono ben note da almeno 2.500 anni, dal momento che già Ippocrate, nel V secolo a.C., l'aveva raccomandato alle partorienti per alleviare i loro dolori.

Solo da pochi secoli, tuttavia, si è passati ad uno sfruttamento assai più preciso e sistematico di una pianta tanto bella quanto utile. Sappiamo infatti che frequentemente nell'antichità l'erboristeria ha solo "sfiorato" la conoscenza delle effettive virtù terapeutiche delle piante, limitandosi ad usare in decotti ed intrugli vari alcune loro parti (foglie, corteccia, semi, fiori e radici) più o meno così come la natura le presentava, senza cioè arrivare a cogliere l'essenza stessa delle potenzialità medicamentose della pianta, mettendo in luce i suoi "principi attivi".
II peperone (Capsicum annuirti è un ortaggio proveniente dall'America del Sud.

Comparso sulle tavole europee nel XVI secolo, oggi la sua coltivazione è molto diffusa in molti Paesi e in Italia.

Tra i peperoni più pregiati ricordiamo quelli dì Carmagnola, prodotto agroalimentare tradizionale e presidio slow food (da oggi, fino al 7 settembre, il paese ospita la tradizionale sagra).

Dì colore rosso o giallo, talvolta sfumato di verde, gusto dolce e pronunciato, i peperoni dì Carmagnola (Torino) si dividono in quattro tipologie a seconda della forma: il quadrato, il corno di bue, la trottola e il tumatìcot.

Di colore verde o rosso porpora è invece il Peperone di Senise, Igp, che presenta tre tipologie tutte di piccole dimensioni: appuntito, a tronco e a uncino. Secondo la tradizione tuttavia si prepara «crusco», cioè fritto croccante con un po' dì sale, ed è ottimo per accompagnare formaggi e verdure.

12 ricette con i peperoni:

1.- Risotto con peperoni e alici

Risotto con peperoni e alici
2.- Conserva facile di peperoni.

Conserva facile di peperoni
3.- Strascinati con peperoni secchi di Senise, mollica croccante di pane di Matera e cacioricotta lucano.

Strascinati con peperoni secchi di Senise IGP, mollica croccante di pane di Matera DOP e cacioricotta lucano
4.- Baccalà con peperoni.

baccala con i peperoni
5.- Peperoni imbottiti con melanzane e zucchine.

Peperoni imbottiti con melanzane e zucchine
6.- Mezze penne ai peperoni e pomodori secchi.


Mezze penne ai peperoni e pomodori secchi
7.- Timballo di acciughe con peperoni, melanzane e zucchine.

Timballo di acciughe
8.- Peperoni al forno imbottiti.


Peperoni al forno imbottiti
9.- Sformato di zucchine e peperoni con crema di mandorle e cardamomo.

Sformato di zucchine e peperoni con crema di mandorle e cardamomo
10.- Mattonella di peperoni gialli con ricotta romana.

Mattonella di peperoni gialli
11.- Peperoncini verdi ripieni.


Peperoncini verdi ripieni
12.- Spiedino di coda di rospo con pere e peperoni.

Spiedino di coda di rospo con pere e peperoni


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Se parliamo di gigli adesso è solo per pregustarne il piacere la prossima primavera.

Ci sarà tempo in autunno per passare dal sogno alla realtà, deciderne l'acquisto, sistemarli dove sarà buono per loro e bello per noi.

Ma non è più così facile avere un vero giglio di Sant'Antonio, il bianchissimo Lilium candidum.

O il Lìlium davidii, che fiorisce un po' più avanti, nel mese di giugno. Tanto che un intenditore raffinato come Enrico Shejbal, olandese di origine, ma residente in Italia da molti anni, collezionista e mercante di bulbo­se rare, ha dedicato loro un libro guida online per ri­presentarli agli appassionati (IIsentiero verde dei bulbi, www.floriana.ws).

«Sono pochi i veri gigli, cioè le piante bulbose del genere Lilium che possono essere messe a dimora in autunno» scrive.

Per chi è nottambulo, e può apprezzare la Regina della notte, di cui parliamo a fianco, c'è un'altra meraviglia da coltivare, la Bella di notte o Ipomea mexicana, che non passa facilmente l'autunno, e ancor meno l'inverno, all'aperto nel nostro clima.

Ma che, di stagione in stagione, da una bella fioritura bianca e leggermente profumata nel corso delia notte.

Per chi non è nottambulo, o non abbastanza mattiniero, ecco un altro fiore che sì comporta seguendo un orologio personale.

È la popolare Ipomea Morning Glory, che apre il suo calice blu nelle prime ore del mattino, per richiuderlo verso le nove, dieci. Conservatene i semi per rinnovare la coltivazione l'anno prossimo.